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Visualizzazione dei post da 2025

Neil Young: sogno elettrico di un’anima inquieta. MONOGRAFIA.

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Una monografia su Neil Young ispirata alla sua autobiografia Il sogno di un hippie e ai ricordi di un’estate del 2017. Un racconto personale, poetico e musicale su un artista che a ottant’anni resta un ribelle senza fine. Ci sono artisti che seguono il tempo, e altri che lo attraversano come se non esistesse. Neil Young appartiene da sempre alla seconda categoria: un viandante del suono, un cercatore di verità che non si lascia mai addomesticare. Nella sua autobiografia Il sogno di un hippie scrive: “Non ho mai voluto una carriera, ho sempre cercato un viaggio.” Una frase che basta da sola a spiegare la traiettoria di un artista che ha preferito la deriva alla sicurezza, la sperimentazione alla fama, l’urgenza alla misura. Leggere Il sogno di un hippie non è come leggere un libro di memorie: è come ascoltare un disco di Neil Young. Si sentono i silenzi, gli scatti di rabbia, i cambi di tono, gli accordi sbilenchi e le confessioni sincere. Adesso che l’ho quasi terminato, posso dire ...

La lunga estate di Neil Young

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Adesso ho quasi finito di leggere l'autobiografia di Neil Young. Ne esco emotivamente e spiritualmente arricchito. Senza troppi paragoni, era da tempo, che non leggevo qualcosa di così vero, sincero e appassionato. Tratto da una pagina del mio diario,  23 luglio 2017 Aspettammo che il sole scendesse, prima di uscire di casa. Il caldo durante quell'estate era quasi insopportabile, di giorno, ma anche alla sera. Era un po' come stesse per arrivare la fine del mondo, o meglio l'inizio della fine. Però c'era una radio che se ne fregava e suonava molto forte un pezzo rock. È come sostiene anche Bob Dylan: c'è solo un artista che suona così forte, quando alzi al massimo il volume dello stereo e dell'emotività. Uno di quelli che sembrano fregarsene, del tempo, degli anni che se ne vanno senza salutare, senza lasciare traccia, almeno apparente. C'è una chitarra indomita e c'è una recalcitrante sezione ritmica che tira dritta, stanotte, in questo momento. B...

Bruce Springsteen Letter to You

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Bruce Springsteen torna a casa, per trasformarsi in un postino alla ricerca del tempo perduto.  Dopo un numero sostanzioso di ascolti, ho tratto alcune considerazioni sul 20esimo lavoro in studio del nostro Bruce Springsteen .  Questo blog trae ispirazione proprio dal primo periodo della produzione springsteeniana, motivo per cui mi sembra doveroso parlare di questo nuovo Letter To You, disco che già dalle prime battute si era mostrato attinente e legato proprio a quell'epoca, alle produzioni di inizio anni Settanta, quando l'allora giovane Bruce faceva capolino sulla scena musicale nordamericana, dando alle stampe quei primi lavori, peraltro in un lasso di tempo piuttosto ridotto. Lo stesso m odus operandi con cui negli anni Novanta era tornato a pubblicare Human Touch e Lucky Town (dischi erroneamente considerati gemelli , dato che in verità riflettevano visioni e stati d'animo speculari, quasi diametralmente opposti).  Le due anime di Springsteen sono più volte tornat...

Ascoltando Tupelo Honey (1971)

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Tupelo Honey (Capitolo Tre)    Tupelo Honey è il quinto album in studio del cantautore nordirlandese Van Morrison. È stato pubblicato nell'ottobre 1971 dalla Warner Bros. Records. Morrison aveva scritto tutte le canzoni dell'album a Woodstock, New York, prima di trasferirsi a Marin County, California, ad eccezione di "You're My Woman", che scrisse durante le registrazioni. Il disco presenta vari generi musicali, in particolare country, ma anche R&B, soul, folk-rock e soul. I testi sono fortemente intrisi di un’insolita felicità domestica, celebrando l'ambiente rurale della vita familiare di Woodstock con Janet "Planet" Rigsbee . Tupelo Honey è stato un discreto successo negli States, mentre in Europa così come altrove non ha ottenuto esiti degni di nota. L'album ha prodotto due singoli di successo, la title track e il brano apripista molto r’n’b Wild Night. L'ambiente rurale della contea di Marin ha fornito lo sfondo alla felicità d...

Restless Farewell

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  "Oh, tutto il denaro che ho speso in vita mia,  che fosse mio di diritto o meno,  l’ho lasciato che scivolasse volentieri nelle mani degli amici..." Così comincia Restless Farewell , l’ultimo brano di The Times They Are A-Changin’ . L’ho riascoltata qualche notte fa, tornando a casa da solo, dopo aver attraversato la strada che sale da Cosenza verso Montalto Uffugo. Era tardi, il motore ronzava piano, e la voce di Dylan scivolava nella radio come un vento caldo che non consola, ma accompagna. Certe canzoni non passano: restano lì, come un pezzo di vita incastrato tra una curva e l’altra, come il viso di qualcuno che non hai mai davvero dimenticato. Lei era la mia girl from the North Country , ma il nostro nord era il nord della Calabria, con le sue colline color ferro e il cielo basso d’inverno. Aveva i capelli scuri e gli occhi che sembravano contenere tutti i silenzi del mondo. L’ho incontrata una sera in un bar di Cosenza, mentre fuori pioveva forte e dentro l’odor...

Ascoltando Keep Me Singing

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Ci sono dischi che sono importanti per la storia della musica.  Poi ci sono dischi che per qualche motivo rientrano nella nostra vita. Probabilmente Keep Me Singing non farà la storia della musica, ma nella mia personale biografia ci sarà sicuramente spazio per un disco che sa, per certi versi, di un ritorno a casa. Il 2016 non è stato un anno particolarmente ricco di musica, per quanto mi riguarda. Tuttavia, nel corso di un difficile autunno, è arrivato questo disco che è riuscito a strapparmi qualche bel momento, almeno sotto un punto di vista strettamente musicale. Un lavoro dove non è semplice scegliere una sola traccia: si tratta infatti di un'opera davvero molto ricca, che ci restituisce un Van Morrison davvero ispirato e concentrato, come non lo si sentiva da tempo. Erano diversi anni che il cantautore nordirlandese non regalava emozioni così intense. Possiamo tranquillamente affermare che con questo disco Van Morrison sia entrato in una nuova fase, in termini di ispirazione...

Ascoltare l'autunno con Van Morrison, dieci anni dopo

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Questo saggio è stato scritto per la prima volta durante l'autunno del 2015, precisamente dieci anni fa... L’autunno non è semplicemente un passaggio meteorologico: è una condizione dello spirito, una sospensione tra la pienezza vitale e l’inizio del declino. È, come scriveva Ernst Jünger, la stagione in cui le forme acquistano maturità plastica, scolpite dal tempo. Se la primavera dipinge e l’estate incendia, l’autunno cesella e misura, imprime forma alla sostanza. In questa cornice Van Morrison ha trovato il suo habitat poetico più autentico: l’autunno come stato d’animo, come contemplazione e conservazione, come momento di ascolto interiore. Nella lunga suite di Autumn Song , inserita in Hard Nose the Highway (1973), Van sembra voler cristallizzare non tanto un paesaggio quanto una condizione mentale. Qui il canto si fa impressionistico flusso di coscienza, non lontano dall’evocazione poetica di Wordsworth o dalle modulazioni meditative di Bill Evans. Stephen Holden, su Rollin...

Ascoltare l'autunno con Van Morrison (2015)

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Listen to Autumn: ascoltare l'autunno con Van Morrison  (Scritto nel 2015) L’autunno è principalmente due cose: contemplazione e conservazione. La contemplazione che ti fa osservare e amare un tramonto in tutti i suoi dettagli di integrità e di perfezione. L’aria, dopo l’afa e i clamori dell’estate si fa più rarefatta, e in questa atmosfera si purifica. Ernst Jünger dice che in autunno le forme acquistano una plastica maturità , e se la primavera è pittrice, l'autunno è scultore. L’intento di Van Morrison, nella sua contemplativa e dispersiva Autumn Song è di cristallizzare il momento, fare di un atmosfera un percorso cognitivo prima che narrativo ed emozionale. Il suo misticismo è fatto di piccole cose essenziali, un fuoco caldo, castagne arrostite, una pace infinita e sconfinata. Anche il filosofo danese Kierkegaard era un fervente sostenitore della stagione autunnale, ai suoi occhi la più bella perché è il periodo migliore per osservare il cielo. In autunno tutto ci rico...

Down the Road: viaggio nell’estate del 2002 tra musica e ricordi

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Estate 2002, memoria di un ragazzo in cerca di sé C’è un’estate che ogni tanto ritorna nella mia memoria, e non lo fa mai per caso. È l’estate del 2002, un’estate che potrei raccontare solo attraverso i dischi che la segnarono, le pagine che lessi e le immagini che scorrevano davanti agli occhi, quasi come fossero parte di una sceneggiatura scritta per me. Avevo poco più di vent’anni e una delusione amorosa da smaltire. Niente di nuovo, a pensarci bene, perché ogni passaggio di età, ogni salto verso una nuova consapevolezza, ha bisogno di un dolore da superare. E io, ancora una volta, scelsi la musica come rifugio. Bruce Springsteen aveva appena pubblicato The Rising e per me quelle canzoni erano un balsamo, un ritorno epico dopo anni di silenzio, ma anche un coro che dava voce a un mondo ferito. Poi c’era Van Morrison, con un disco che avrei imparato a conoscere a poco a poco, Saint Dominic’s Preview : un lavoro che mi prese per mano e mi fece capire che dietro il pop e il rock ch...

Ascoltando Hard Nose the Highway

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Hard Nose the Highway (1973) Il mondo è pieno di selvaggia, ruggente bellezza. Tocca a noi coglierla, sentirla, farla temporaneamente nostra. Solo un attimo di splendente illusione e vacuità. La mia splendida ricompensa in dobloni non sarà il tesoro dei pirati, non sarà uno scrigno pieno di preziosi. Soltanto un attimo prima di scomparire, afferrare quel sottile selvaggio suono mercuriale. Sospinti dal divino soffio di immortalità; questo è quello che cerco, questo è il minimo che voglio accettare, adesso, ora! Fino alla fine del tempo e dello spazio, quando sarò trafitto da una lama rovente, dentro uno scudo d'acciaio. Erica viola, che mi guidi nel cammino perpetuo, nello scorrere inesorabile dell'ultima era, di questo triste stanco mondo! Il 1973 per Van Morrison fu un anno memorabile. Non solo perché veniva da un periodo di grandi successi che era stato inaugurato tre anni prima con la pubblicazione di Moondance, uno dei suoi best seller, ma soprattutto per via dei live ch...

Springsteen festeggia i 50 anni di Born to Run

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Born To Run di Bruce Springsteen: 50 anni e non sentirli! Di Dario Greco "Volevo fare un disco che avesse le parole di Bob Dylan e la musica di Phil Spector. Ciò che desideravo maggiormente però era cantare come Roy Orbison." Così Bruce Springsteen commentava le intenzioni del suo terzo disco, il primo vero successo commerciale della sua lunga carriera. Oggi, ad agosto 2025, quell’album compie cinquant’anni, e riascoltarlo significa percepire la stessa energia originaria, ma con la consapevolezza di mezzo secolo di storia musicale e culturale alle spalle. Fin dalle prime note di Thunder Road , l’album conquista l’ascoltatore, non solo per le storie accompagnate da melodie accattivanti, ma anche per la capacità unica di Springsteen di fondere il quotidiano con l’epico, il personale con l’universale. La chiave tematica del lavoro resta tutta nella prima traccia, dove il protagonista invita la propria partner a fuggire da una vita vuota e povera di speranza. Le parole di Born T...