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Visualizzazione dei post da maggio, 2021

Speciale Bob Dylan 80th Birthday

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  Lunario musicale del lockdown – Speciale Bob Dylan 80th Birthday   Oggi stiamo assistendo a una rivalutazione totale di qualunque cosa possa avere significato per la nostra formazione. Ebbene, bisogna dirlo: ma a chi importa! Dopo i fasti di ieri, oggi torna obbligatorio fare delle considerazioni. Prendiamo il mio caso. Sono nato nel 1979, quindi possiamo dire che di Dylan ho visto ben poco di rilevante in tempo reale. Più onesto parlare quindi di un recupero e di quella che fu la rivalutazione critica e popolare degli anni novanta. Un decennio strano, dove nello stesso momento, potevi trovare cassette, vecchi libri, vinili, ma anche cd. La mia scoperta delle canzoni di Dylan avvenne così. In modo del tutto anonimo, grazie ad amici e conoscenti che in casa si trovavano forse per caso, materiale di questo vecchio cantautore. Sì, perché nel 1997, Dylan era considerato come una vecchia gloria, un sopravvissuto degli anni della controcultura. In realtà lentamente scoprii un mondo. Non fu

Tangled Up In Blue

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Tangled Up In Blues Revisited (About the song) Non è facile scegliere una canzone capace di rappresentare al meglio i 29 anni di una persona. Indipendentemente da chi sia il soggetto, o la soggetta. Variabilmente all'approccio e all'attitudine, sono cazzi amari, ma la vita non è sempre dolce, nemmeno se fai il pasticciere Trotzkista con la licenza di uccidere. Perché si parla di una delle linee d’ombra inevitabili, come una lama rugginosa che scava, come un riff violento degli Stones: la chitarra che commenta abilmente le scene di un gangster movie alla Scorsese. Nello stesso modo, per me è molto difficile scegliere, anche se mi vedo costretto a farlo. Il disco è Blood on the tracks, la canzone sarà Tangled up in blue . Fin qui tutto regolare, non fosse che per una questione di maniacale perfezionismo e dovere filologico, verso chi ancora non ha interrotto la lettura, devo motivare perché proprio un verso, perché questo verso mi trasmette al contempo: inquietudine, rabbia, spe

Gli ottanta anni di Bob Dylan

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Ci sono coloro i quali adorano la solitudine, io non sono uno di loro, in quest'era di vetroresina sto cercando una gemma. La sfera di cristallo lì sul muro non mi ha ancora mostrato nulla, ho pagato il prezzo della solitudine ma finalmente non ho più debiti. (Bob Dylan) Tre mesi fa, senza rendermi conto mi imbarcavo in questa retrospettiva critica dedicata alla produzione in studio di Bob Dylan. Trentanove album, oltre 50 anni di musica, attraversando epoche, stili e generi differenti. È stata un'impresa non da poco. In effetti è stato utile in certi frangenti distaccarsi, svuotare la mente e fare tabula rasa rispetto ad alcuni preconcetti che in oltre 20 anni di ascolto si erano accumulati. Il risultato è la riscoperta di un artista che ha influenzato almeno un paio di generazioni di musicisti, ma che raramente è riuscito a entrare nei cuori e nelle menti del suo pubblico.   Una storia professionale, dove i bassi superano abbondantemente gli alti, ma del resto quando produc