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Visualizzazione dei post da agosto, 2021

The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle, oggi

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  The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle, oggi "Il ragazzo non è ancora un campione, ma è pronto a combattere sul ring." (Robert Christgau) Volevo inventare un ballo senza passi precisi. È il ballo che si fa ogni giorno e ogni notte per tirare avanti. Parola di Bruce Springsteen. The Wild, The Innocent & The E Street Shuffle è un disco che celebra un variegato luna-park di stili americani e non solo. Passiamo dai toni beffardi dell'organo al Cry Baby della chitarra che sa di funk, da Phil Spector a James Brown, da Carlos Santana a Curtis Mayfield, dal gospel al soul. Specialmente nella seconda facciata questo album mostra tutte le carte che la E Street Band è capace di giocarsi, prendendosi il giusto spazio per mostrare le proprie qualità. L'autore è ancora il cantastorie pronto a infiammarsi di ardore, eppure qui inizia già a capire il meccanismo: c'è un tempo per declamare, c'è un tempo per rilassarsi. Le canzoni rispetto al suo predecess

Tunnel Of Love, Oggi

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Tunnel Of Love, Oggi I temi portanti dell'album sono l'identità e l'amore. Chi sono? Dove sto andando? Dove finirò? Sto sperimentando l'ambivalenza delle relazioni, da sempre latente  nella mia vita psicologica. Le dodici tracce di Tunnel Of Love sono dichiarazioni d'amore notturne e sospiri che spezzano quel minaccioso silenzio che spesso cala in una coppia. È un disco fondato sulla dicotomia tra forza e debolezza, come il protagonista di uno degli episodi più riusciti del lavoro, Cautious Man, il quale ha tatuato sulla mano destra la parola amore e sulla sinistra invece la parola paura. Naturalmente è facile dedurre che dietro il personaggio di Bill Horton ci sia lo stesso Springsteen, senza troppo azzardo in termini di interpretazione.  È il fulcro e il cuore a livello tematico di tutto il disco e anche uno dei suoi episodi meglio riusciti. Max Weinberg sostiene che il punto è che non si tratta del primo disco solista di Springsteen, dato che sono tutti album sol

Born in the U.S.A. oggi

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Born in the U.S.A. oggi   L'autore che diede alle stampe il suo settimo lavoro discografico era un artista già maturo e capace di spaziare molto in termini di scrittura musicale. Bruce Springsteen aveva quasi 35 anni, un'età che all'epoca lo collocava tra i musicisti maturi, secondo criteri che oggi non corrisponderebbero più a tale concetto, visto che viviamo un'epoca in cui si è sempre giovani, esordienti e con una carriera ancora da costruire. Springsteen però appartiene alla generazione dei baby boomer e si rivolge tendenzialmente alla X generation. Oggi Born in the Usa viene descritto come un successo senza precedenti, in termini retrospettivi e non. Sotto un punto di vista analitico siamo di fronte a una vera macchina da guerra dove la batteria di Max Weinberg è un'armatura invincibile, adatta per lanciare i traccianti di Roy Bittan alle tastiere e delle stesse scudisciate di Springsteen alla chitarra elettrica. Qui e lì, per l'ultima volta in quella d

Born To Run, oggi

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  Scrivere come Dylan, cantare come Orbison Born To Run, oggi. "Volevo fare un disco che avesse le parole di Bob Dylan e la musica di Phil Spector. Ciò che desideravo maggiormente però era cantare come Roy Orbison." Così Bruce Springsteen commenta le intenzioni del suo terzo disco, il primo vero successo commerciale della sua lunga carriera. Fin dalle sue prime note di Thunder Road l'album conquista l'ascoltatore, per merito di storie accompagnate da melodie accattivanti. La chiave tematica del lavoro sta tutta nella prima traccia, dove il protagonista propone alla propria partner di scappare da una vita vuota e povera di speranza. Le parole di Born To Run, che raramente si possono accostare a quelle di Dylan, rappresentano la ricerca del loro destino. In Born To Run il protagonista chiede se l'amore di lei è selvaggio, ma soprattutto se è vero. Tuttavia alla fine della corsa permane il senso di speranza, di poter un giorno camminare nel sole, nonostante la propr

Cinque domande per Dario Greco - A cura di Nicola Gervasini

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Cinque domande per Dario Greco - A cura di Nicola Gervasini.   -            Su Facebook e tramite le tue pagine e i tuoi blog ti spendi nel realizzare articoli retrospettivi sull’opera di artisti oggi visti come legati ad un passato di Classic Rock come Bob Dylan, Van Morrison o Bruce Springsteen, a chi pensi di rivolgerti quando scrivi? Tendenzialmente mi rivolgo a me stesso, ai miei amici stretti e a chi condivide come me una certa passione per la musica pop. Sono cresciuto negli anni novanta, quando ogni cosa ci sembrava un regalo enorme destinato esclusivamente a noi stessi. Vengo da una piccola città dove ho mosso i primi passi, musicalmente parlando, militando in rock band, facendo radio e scrivendo per il giornalino del liceo. L’interazione con gli altri era la molla per uscire da quell’ intimo torpore. A quei tempi c’era un costante scambio di opinioni, libri, cd e cassette (VHS e MC). I miei amici più stretti erano appassionati soprattutto di fumetti, ma io avevo occhi sol

Lucky Town - Dieci pillole springsteeniane

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LUCKY TOWN  (Dieci pillole springsteeniane) Nessuno è mai stato me. Può darsi che io sia il primo. Sono ormai giunto a questa conclusione: - Le storie capitano solo a chi le sa raccontare. Forse il calore che avevo perso con le persone esisteva ancora. Forse il colore di questa giornata deriva da questo. Quei giorni sfuggenti sono ormai lontani e alle mie spalle, ma osservare le tracce che ho lasciato mi aiuta a motivare il debole che oggi sono. Terrò tutto nelle profondità della mia mente fino a quando attraverserò le stagioni, fino a ché non ritroverò la mia splendida ricompensa.   Era una spenta e malinconica mattina, eppure mi aveva immerso nella luce dei giorni migliori. Avevo una giacca di fine pelle e stivali di serpente, ma quella giacca aveva sempre un filo che pendeva libero. Così una sera l'ho tirato e con mia grande sorpresa mi ha condotto fino a casa tua e oltre la collina. Conoscendoti ho scoperto un nuovo mondo. Di certo era interessante, di certo era accogliente, ma

Le mie lunghe piume nere (Dieci pillole springsteeniane)

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Le mie lunghe piume nere Scrive Cesare Pavese nel suo saggio dal suggestivo titolo "Middle West e Piemonte", in La letteratura americana e altri saggi:  “Verso il 1930, quando il fascismo cominciava a essere “la speranza del mondo”, accadde ad alcuni giovani italiani di scoprire nei suoi libri l’America, un’America pensosa e barbarica, felice e rissosa, dissoluta, feconda, greve di tutto il passato del mondo, e insieme giovane, innocente. Ci si accorse, durante quegli anni di studio, che l’America non era un altro paese , un nuovo inizio della storia, ma soltanto il gigantesco teatro dove con maggiore franchezza che altrove veniva recitato il dramma di tutti. E se per un momento c’era apparso che valesse la pena di rinnegare noi stessi e il nostro passato per affidarci corpo e anima a quel libero mondo, ciò era stato per l’assurda e tragicomica situazione di morte civile in cui la storia ci aveva per il momento cacciati. La cultura americana ci permise in quegli anni di veder

Dieci pillole springsteeniane - Grafica di Moriarty Graphics

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" Ciò che non è in mezzo alla strada è falso, derivato, vale a dire: letteratura." (Henry Miller) Ecco a voi l’immagine che ho realizzato (un collage-riadattamento old school rock) per il blogger Dario Greco e la sua rubrica, una sorta di saggio in pillole, sulla prima fase della produzione discografica di Bruce Springsteen (1973-1980). Moriarty Graphics

The Promise - Dieci pillole springsteeniane

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Dieci pillole springsteeniane -  Per concludere:  The Promise (Realtà Vs Fiction) "Ho avuto una grossa vincita e ho battuto la costa, ma in qualche modo ne ho pagato il duro prezzo. Dentro mi sentivo come se stessi trascinando le anime spezzate di tutti quelli che avevano perso. Quando la promessa è spezzata continui a vivere, ma ti occorre qualcosa che ti venga dall’anima. Come quando viene detta la verità e non fa alcuna differenza, ma qualcosa nel tuo cuore si raffredda." (The Promise)  C'è stata una svolta nella carriera di Bruce Springsteen che coincide con la composizione di un brano in particolare. Questo pezzo risponde al nome di The Promise. Con il senno di poi è facile intuire perché il brano, seppur notevole, venga lasciato da parte per lunghissimo tempo. Ci vorrà infatti la pubblicazione del cofanetto Tracks per vederlo pubblicato su 18 Tracks, la versione disco singolo che contiene un'ideale best of con l'aggiunta di ulteriori brani inediti. Non sent

Kitty’s Back, Rosalita, Thundercrack - 10 pillole springsteeniane

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Dieci pillole springsteeniane #10 – Kitty’s Back, Rosalita & Thundercrack   Springsteen vince la sua prima necessaria battaglia ed è pronto per il salto di qualità. Il suo secondo lavoro sarà infatti quel capolavoro stilistico e musicale che risponde al nome suggestivo di The Wild, The Innocent and the E Street Shuffle. Una canzone su tutte? Beh, ovviamente Rosalita (Come Out Tonight).  To be continued… Dopo aver vinta la prima battaglia, pubblicando il disco Greetings from Asbury Park, N.J. Springsteen convince il suo management che è arrivato il momento di fare sul serio, in termini di registrazioni con la sua band. Compone perciò brani strutturate in modo differente, rispetto a certi episodi del disco di esordio, ma conservando gli elementi primari che lo avevano fatto notare, lodandone le abilità come autore. Arriva così The Wild, The Innocent and the E Street Shuffle, il suo secondo lavoro in studio. Il disco pur contenendo una sequenza coerente di composizioni notevoli, dove