Springsteen torna al rock autentico con Wrecking Ball


"Parlavano tutti insieme, con voci insistenti e impazienti, contraddittorie, trasformando una cosa irreale in una possibilità, poi in una probabilità, poi in un fatto incontrovertibile, come fa la gente quando i suoi desideri diventano parole." 

(William Faulkner)

Bruce Springsteen è un musicista epocale. Nel corso di una lunga e proficua attività discografica, è riuscito a proporre, nel tempo, lavori esaltanti o dignitosi, ma cosa più importante, è riuscito a dare autenticità alla sua musica. Con Wrecking Ball il Boss scrive il suo personale "The Sound and the Fury".

Cantore della heartland music, eroe della working class bianca, nella sua lunga carriera è riuscito più volte a rigenerarsi, spesso disorientando il suo pubblico, a volte anche in modo estremo e brutale. A volte solo nelle intenzioni. L’onestà del rocker del New Jersey ha da sempre caratterizzato il suo humus culturale e musicale.

"Fate rumore! Aprite le orecchie e aprite il cuore. Non prendetevi troppo seriamente e prendetevi seriamente come si prende seriamente la morte. Non preoccupatevi. Abbiate confidenza in voi, ma anche il dubbio. Vi terrà svegli e aperti. Siate capaci di mantenere due ideali contraddittori allo stesso tempo dentro al vostro cuore e alla vostra testa. Se non vi farà impazzire, vi renderà più forti. E rimanete forti, affamati e vivi." 

Un songbook sconfinato e potente che ha attinto meglio di chiunque altro, fatta eccezione per Bob Dylan, dalla tradizione musicale statunitense dello scorso secolo.

Una tradizione fatta di gospel, dixieland jazz, country, soul, e ovviamente rock’n’ roll. Negli ultimi tempi Springsteen ha riscoperto sonorità ancestrali della tradizione musicale irlandese (è nel suo DNA) con fanfare da parata bandistica e “jig” (giga). E’ una miscela esplosiva di pop, folk, hip-hop e loop. In Wrecking Ball trovano spazio molte influenze e stili, così come il suono di una chitarra elettrica lancinante e furente, quella di Tom Morello, che, per certi versi, ci riporta al Fuoco Sacro di Darkness on the edge of town, per chi ama questo tipo di suggestioni soniche.

Commuove il ricordo su Land of hope and dreams, dove tra cori angelici e ruggiti di sax dirompenti, celebriamo l’ascesa del Minister of Soul Clarence Clemons.

Wrecking ball, title track, è un’altra canzone epica e per certi versi suona come l'Elvis dei primi anni settanta, con i fiati potenti, un imperioso violino, e quel tipico incedere che, ancora una volta, ci riporta alla mente il sound dello Springsteen dei bei tempi che furono.

Eppure Springsteen, ne siamo coscienti, non ha mai raccontato la cronaca, ma sempre dipinto il Mito. Questo diavolo del New Jersey non vive però in un passato sepolto, e qui ce lo conferma ancora una volta, soprattutto grazie al prodigioso arrangiamento realizzato per il brano Rocky Ground, dove esplora territori a lui poco consoni, tra campionamenti in stile Robbie Robertson nativo americano, loop, e addirittura una citazione presa in prestito dal Libro dei Salmi.

Wrecking Ball ci restituisce quindi un Bruce Springsteen ispirato, vitale e autentico. Non sarà quindi difficile, in questa occasione, pizzicarlo lungo strade e autostrade già battute dai veri maestri: Bob Dylan, Johnny Cash ed Elvis Presley.

Comunicativo come solo il vero rock di un’epoca passata fu, ma contaminato e impuro come i tempi attuali richiedono. Un manifesto di poesia e di nuovo umanesimo. Perché Springsteen, ancora una volta, ribadisce che egli è nato per sopravvivere!


"Quando nel '64 presi in mano la mia prima vera chitarra, c'erano in giro poche chitarre (non credo che ne avessero costruite abbastanza) e poche band: avevamo alle spalle solo dieci anni di storia del rock, un'inezia, come dal 2002 a oggi. Gli stili si confondevano e sovrapponevano, non c'era l'abbondanza che troviamo oggi nelle vie di Austin. Voi avete i vostri eroi, io ho i miei. Ricordate che in decenni di musica, l'unico elemento di coerenza rimane il potere della creatività, la purezza dell'espressione: vale per il punk e per la dance, gli strumenti che utilizziamo non sono rilevanti. Viviamo in un mondo post-autentico, dove ciò che conta alla fine della giornata è ciò che resta quando spegni la luce per andare a dormire". 


"Il tempo non è poi questo gran male, dopotutto. Basta usarlo bene, e si può tirare qualsiasi cosa, come un elastico, finché da una parte o dall'altra si spacca, e eccoti lì, con tutta la tragedia e la disperazione ridotta a due nodini fra pollice e indice delle due mani."
(William Faulkner)


Dario Greco


(Pubblicato il 28 marzo 2012 sul blog www.peprovoca.it )




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