Come un topinambur cresciuto nel cemento (Perché amo l'estate)

 Come un topinambur cresciuto nel cemento (Fiori di pietra per Tijuana)

La grande sfida dell'età adulta è aggrapparsi al proprio idealismo dopo aver perso l'innocenza. Riconosco che questo concetto ha un grande potenziale, ma al contempo può suonare anche estremamente retorico e cosa ancor più grave, accondiscendente. Un po' come un monologo di quell'ubriacone, ciccione, pallone gonfiato di Ricky Gervais. Allora se la vita fosse un numero di stand-up comedy o una maratona live di Bruce Springsteen & The E Street Band, potrei pensarla nello stesso modo. In pratica una vera e propria sceneggiata ad alto budget, un grande spettacolo appena prima del Bing Bang, ma qui mi pare di esser più che altro in attesa del mio numerino per partecipare a una gang bang, o attendere il proprio turno al reparto salumeria del Conad. Che poi è sostanzialmente lo stesso bagno di sangue, nervi e sudore, se ci riflettete bene.

Sarebbe diverso se il tutto venisse paragonato a uno spettacolo teatrale d'avanguardia, a un concerto lisergico, psichedelico, a un incontro notturno da fauno di periferie silenziose che si muove nella notte, protetto dall'oscurità, come i suoi cattivi pensieri. Come chi ben conscio di pensare in maniera diversa, preferisce sempre il chinotto alla Coca-Cola, perché bere fuori dal coro è importante. Parola di San Pellegrino. Scherzi a parte, c'è una notta che splende e una luna che sta per effettuare la sua comparsa, quindi pochi scherzi, sedetevi e godetevi lo show. Come Carlos Santana negli anni settanta, come Van Morrison in missione per conto di Dio. Come solo il blues e la vera musica sa fare.

C'è un vecchio video che circola su YouTube e ha come protagonisti Van Morrison, Dr. John, Carlos Santana, George Benson, Etta James e Tom Scott, risalente alla primavera 1977, durante il loro periodo di transizione. Ora, un tipo come me, che ha idolatrato queste grandi stelle non può far altro che sospirare e pensare a quanto possa essere stato emozionante vivere quell'epoca. Sono un nostalgico melomane rétro maniaco come pochi, anzi come molti di voi. E ho visto Van The Man, sapete! Ho visto Carlos Santana e ho visto, per mia fortuna anche il dottor Malcolm John "Mac" Rebennack, quindi posso ritenermi fortunato. Ho sentito soffiare nel suo sax gente come Wayne Shorter e come Charles Lloyd e ho sentito le vibrazioni blues di Buddy Guy, Mick Taylor e B.B. King. Ho fatto il casino che andava fatto, specialmente tra i 27 e i 32 anni. Motivo per cui ora vivo l'estate e questi momenti nelle retrovie del mondo. Ho capito che stare indietro come stato d'animo, mentale e psicofisico, non è sempre motivo di sofferenza, che a volte può essere l'unica cosa che ti fa restare aggrappato alla vita, salvare la brutta e zozza pellaccia. Portare a casa la pagnotta, sbarcare il lunario, e sì, ho appena terminato coi modi di dire. Perciò mi fermo qui, mentre sono sdraiato sul letto e osservo sopra la finestra lo splendore della Via Lattea. La musica irruppe come un mondo di silenzio in fiamme e fuoco, come un assolo di Carlos Santana. Si dice che il limite dell'arte sia la vita umana, che tutto quello che possiamo fare è andare avanti, presentando nuovi modelli di armonia. Il bello dell'arte è che può permettersi di fallire. La maggior parte dell'arte è fallimento permanente. 

È vero che le cicale cantano, ma è un canto che viene da un altro mondo. È lo stridore dell’invisibile sega che sta tagliando le fondamenta di questo. Ancora e ancora, il grido instancabile delle cicale trafigge l’aria afosa dell’estate, come un ago al lavoro su uno spesso panno di cotone. Cicale, sorelle nel sole, con voi mi nascondo nel folto dei pioppi e aspetto le stelle, diceva Quasimodo. Povero Salvatore, grande poeta, grande sognatore, ma non ha avuto la fortuna né il talento di ascoltare dischi come Caravanserai e Abraxas. Ogni tanto penso a come sarebbe stata la vita di un poeta come Leopardi se avesse ascoltato i Nirvana; avrebbe tratto gioia nel riconoscere i suoi concetti cardine, utilizzati e musicati da un rocker come Springsteen. Li avrebbe di certo apprezzati e saputi valorizzare, essendo un artista con uno sguardo universale, con una visione cosmica. Il misticismo, l'anima latina del rock acido e lisergico, una chitarra fluida e selvatica, che noi tutti sappiamo riconoscere dopo le prime note, quel fraseggio tipicamente blues e latino. Due anime possono convivere, come un fuoco di San Lorenzo, come una lunga, prolungata estate. Di quando il sole non cedeva il passo alla notte, perfino nelle timide sere di settembre, perfino quando gli altri già tornavano ai loro obblighi scolastici. Per noi contava solo la musica. Bastava davvero una chitarra e un bongo per risolvere una serata. Noi non lo sapevamo, ma eravamo ricercatori di mediazione fra l'uomo e il dio Sole. Oh Abraxas, oh mia nomade Regina di Saba! Un assolo di Santana è come un coito prolungato. Un caldo orgasmo acustico in un pomeriggio d'estate. Quando la vita è tutta di là da venire. Quando la sola cosa che più conta è bruciare di vera passione. 

A livello mentale mi sento come se avessi appena doppiato Capo Horn, eppure non mi sono spostato nemmeno di un passo da casa. Non ho gettato alle ortiche il mio avvenire. Fire in the Belly in italiano si potrebbe tradurre con avere la cazzimma, essere motivati, in ogni senso, spiacevole oppure no. Quando ascolto gente come Dr. John, Van Morrison o Santana sento queste sensazioni. Nessun nuovo talento musicale riesce a parlarmi in questo modo, a trasmettere tutto quello che deve essere trasmesso, qui e ora. Scendi dal tuo trono e lascia in pace il tuo corpo, qualcuno deve cambiare. Sei la ragione per cui ho aspettato tutti questi anni, qualcuno detiene la chiave, cantava Steve Winwood ed era un'estate vissuta in pieno, niente retroguardia, niente paranoie retrospettive. Altri tempi, forse! Chi può dirlo? Non ci riesco io, ma non saprebbero evocarlo nemmeno loro che appunto, avendola vissuto, ricordano poco e male. Sei ci fate caso mentre siete concentrati a vivere raramente avete piena consapevolezza di voi stessi e non c'entra il bere, il fumare o l'aver assunto altre sostanze. Può capitare anche solo con il cibo, con le persone giuste, con la musica che scorre a fiume come una bottiglia di Mescal. Quando ne ha voglia, il passato torna a trovarti sfondando la porta. E non sai mai dove ti condurrà. Puoi solo sperare che ci sia un posto in cui vuoi andare. Alcuni dischi hanno dentro qualcosa di eroico. Poesia di strada, solare e dinamica. La musica vibra, così come il cordone ombelicale di coloro che ascoltano. In fondo tutti, prima o poi, devono abbandonare le proprie valigie di illusioni. 

Caravanserai sarà per sempre la colonna sonora perfetta di una lontana estate spensierata. Quando ti bastava portare capelli lunghi, basette alla Elvis e una camicia a fiori per essere libero e felice. Wild and Innocent, selvatico e innocente. In fondo è giusto avere nostalgia della nostalgia provata? Sì, anche se dicono che non è facile colmarla. Un sentimento troppo lontano, evanescente, eppure di valore. È come il Caravanserraglio per il dromedario, perso tra i suoi blues, tra chitarre e tamburi, tra un pianoforte polveroso e scassato e l’oblio infinito. È la remissione dei peccati che ancora non conoscevamo, ma che stavamo per commettere. Santana era un sogno a occhi aperti, una chitarra di fuoco. È musica comunitaria, fatta di condivisione. È il rito collettivo di un bottellon in Piazza Duomo. La magia di Abraxas e il misticismo di Caravanserai. È la canna fumaria del divertimento e della festa liceale o dell'Erasmus.

Come un topinambur cresciuto nel cemento avanza fregandosene di tutto e tutti, germogliando e facendomi ricredere sul grande disegno di Dio, Santana ha rappresentato l’ultimo stadio del divertimento fine a sé stesso, prima delle responsabilità. Tensione spirituale e carnale, sabba ritmico e melodia che trascende il grandioso. Ecco la ragione per cui non posso ascoltare come se niente fosse un disco di Santana ed ecco perché, ormai da mesi, non riesco a togliere Moondance di Van The Man dallo stereo. Più o meno per lo stesso motivo odio Ricky Gervais e spero che quel vecchio bastardo tiri le cuoia al più presto possibile, oppure no. Sì, il mio non è certo un monito, ma una delle tante, solite, provocazioni. Solamente per dare maggior dinamismo a certi pensieri stupendi, ma sfuggenti da spirito dell’estate passata, parafrasando i Santi, Santissimi Stephen, Edgar e Charles!


NB:

Nel testo compaiono alcuni brani tratti da "Fiori di pietra per Tijuana" del 2020. 

Dario Greco

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