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Neil Young: sogno elettrico di un’anima inquieta. MONOGRAFIA.

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Una monografia su Neil Young ispirata alla sua autobiografia Il sogno di un hippie e ai ricordi di un’estate del 2017. Un racconto personale, poetico e musicale su un artista che a ottant’anni resta un ribelle senza fine. Ci sono artisti che seguono il tempo, e altri che lo attraversano come se non esistesse. Neil Young appartiene da sempre alla seconda categoria: un viandante del suono, un cercatore di verità che non si lascia mai addomesticare. Nella sua autobiografia Il sogno di un hippie scrive: “Non ho mai voluto una carriera, ho sempre cercato un viaggio.” Una frase che basta da sola a spiegare la traiettoria di un artista che ha preferito la deriva alla sicurezza, la sperimentazione alla fama, l’urgenza alla misura. Leggere Il sogno di un hippie non è come leggere un libro di memorie: è come ascoltare un disco di Neil Young. Si sentono i silenzi, gli scatti di rabbia, i cambi di tono, gli accordi sbilenchi e le confessioni sincere. Adesso che l’ho quasi terminato, posso dire ...

La lunga estate di Neil Young

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Adesso ho quasi finito di leggere l'autobiografia di Neil Young. Ne esco emotivamente e spiritualmente arricchito. Senza troppi paragoni, era da tempo, che non leggevo qualcosa di così vero, sincero e appassionato. Tratto da una pagina del mio diario,  23 luglio 2017 Aspettammo che il sole scendesse, prima di uscire di casa. Il caldo durante quell'estate era quasi insopportabile, di giorno, ma anche alla sera. Era un po' come stesse per arrivare la fine del mondo, o meglio l'inizio della fine. Però c'era una radio che se ne fregava e suonava molto forte un pezzo rock. È come sostiene anche Bob Dylan: c'è solo un artista che suona così forte, quando alzi al massimo il volume dello stereo e dell'emotività. Uno di quelli che sembrano fregarsene, del tempo, degli anni che se ne vanno senza salutare, senza lasciare traccia, almeno apparente. C'è una chitarra indomita e c'è una recalcitrante sezione ritmica che tira dritta, stanotte, in questo momento. B...

Bruce Springsteen Letter to You

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Bruce Springsteen torna a casa, per trasformarsi in un postino alla ricerca del tempo perduto.  Dopo un numero sostanzioso di ascolti, ho tratto alcune considerazioni sul 20esimo lavoro in studio del nostro Bruce Springsteen .  Questo blog trae ispirazione proprio dal primo periodo della produzione springsteeniana, motivo per cui mi sembra doveroso parlare di questo nuovo Letter To You, disco che già dalle prime battute si era mostrato attinente e legato proprio a quell'epoca, alle produzioni di inizio anni Settanta, quando l'allora giovane Bruce faceva capolino sulla scena musicale nordamericana, dando alle stampe quei primi lavori, peraltro in un lasso di tempo piuttosto ridotto. Lo stesso m odus operandi con cui negli anni Novanta era tornato a pubblicare Human Touch e Lucky Town (dischi erroneamente considerati gemelli , dato che in verità riflettevano visioni e stati d'animo speculari, quasi diametralmente opposti).  Le due anime di Springsteen sono più volte tornat...

Ascoltando Tupelo Honey (1971)

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Tupelo Honey (Capitolo Tre)    Tupelo Honey è il quinto album in studio del cantautore nordirlandese Van Morrison. È stato pubblicato nell'ottobre 1971 dalla Warner Bros. Records. Morrison aveva scritto tutte le canzoni dell'album a Woodstock, New York, prima di trasferirsi a Marin County, California, ad eccezione di "You're My Woman", che scrisse durante le registrazioni. Il disco presenta vari generi musicali, in particolare country, ma anche R&B, soul, folk-rock e soul. I testi sono fortemente intrisi di un’insolita felicità domestica, celebrando l'ambiente rurale della vita familiare di Woodstock con Janet "Planet" Rigsbee . Tupelo Honey è stato un discreto successo negli States, mentre in Europa così come altrove non ha ottenuto esiti degni di nota. L'album ha prodotto due singoli di successo, la title track e il brano apripista molto r’n’b Wild Night. L'ambiente rurale della contea di Marin ha fornito lo sfondo alla felicità d...

Restless Farewell

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  "Oh, tutto il denaro che ho speso in vita mia,  che fosse mio di diritto o meno,  l’ho lasciato che scivolasse volentieri nelle mani degli amici..." Così comincia Restless Farewell , l’ultimo brano di The Times They Are A-Changin’ . L’ho riascoltata qualche notte fa, tornando a casa da solo, dopo aver attraversato la strada che sale da Cosenza verso Montalto Uffugo. Era tardi, il motore ronzava piano, e la voce di Dylan scivolava nella radio come un vento caldo che non consola, ma accompagna. Certe canzoni non passano: restano lì, come un pezzo di vita incastrato tra una curva e l’altra, come il viso di qualcuno che non hai mai davvero dimenticato. Lei era la mia girl from the North Country , ma il nostro nord era il nord della Calabria, con le sue colline color ferro e il cielo basso d’inverno. Aveva i capelli scuri e gli occhi che sembravano contenere tutti i silenzi del mondo. L’ho incontrata una sera in un bar di Cosenza, mentre fuori pioveva forte e dentro l’odor...

Ascoltando Keep Me Singing

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Ci sono dischi che sono importanti per la storia della musica.  Poi ci sono dischi che per qualche motivo rientrano nella nostra vita. Probabilmente Keep Me Singing non farà la storia della musica, ma nella mia personale biografia ci sarà sicuramente spazio per un disco che sa, per certi versi, di un ritorno a casa. Il 2016 non è stato un anno particolarmente ricco di musica, per quanto mi riguarda. Tuttavia, nel corso di un difficile autunno, è arrivato questo disco che è riuscito a strapparmi qualche bel momento, almeno sotto un punto di vista strettamente musicale. Un lavoro dove non è semplice scegliere una sola traccia: si tratta infatti di un'opera davvero molto ricca, che ci restituisce un Van Morrison davvero ispirato e concentrato, come non lo si sentiva da tempo. Erano diversi anni che il cantautore nordirlandese non regalava emozioni così intense. Possiamo tranquillamente affermare che con questo disco Van Morrison sia entrato in una nuova fase, in termini di ispirazione...

Ascoltare l'autunno con Van Morrison, dieci anni dopo

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Questo saggio è stato scritto per la prima volta durante l'autunno del 2015, precisamente dieci anni fa... L’autunno non è semplicemente un passaggio meteorologico: è una condizione dello spirito, una sospensione tra la pienezza vitale e l’inizio del declino. È, come scriveva Ernst Jünger, la stagione in cui le forme acquistano maturità plastica, scolpite dal tempo. Se la primavera dipinge e l’estate incendia, l’autunno cesella e misura, imprime forma alla sostanza. In questa cornice Van Morrison ha trovato il suo habitat poetico più autentico: l’autunno come stato d’animo, come contemplazione e conservazione, come momento di ascolto interiore. Nella lunga suite di Autumn Song , inserita in Hard Nose the Highway (1973), Van sembra voler cristallizzare non tanto un paesaggio quanto una condizione mentale. Qui il canto si fa impressionistico flusso di coscienza, non lontano dall’evocazione poetica di Wordsworth o dalle modulazioni meditative di Bill Evans. Stephen Holden, su Rollin...