La lunga estate di Neil Young



 La lunga estate di Neil Young

Adesso ho quasi finito di leggere l'autobiografia di Neil Young. Ne esco emotivamente e spiritualmente arricchito. Senza troppi paragoni, era da tempo, che non leggevo qualcosa di così vero, sincero e appassionato.

Tratto da una pagina del mio diario, 23 luglio 2017

Aspettammo che il sole scendesse, prima di uscire di casa. Il caldo durante quell'estate era quasi insopportabile, di giorno, ma anche alla sera. Era un po' come stesse per arrivare la fine del mondo, o meglio l'inizio della fine. Però c'era una radio che se ne fregava e suonava molto forte un pezzo rock. È come sostiene anche Bob Dylan: c'è solo un artista che suona così forte, quando alzi al massimo il volume dello stereo e dell'emotività. Uno di quelli che sembrano fregarsene, del tempo, degli anni che se ne vanno senza salutare, senza lasciare traccia, almeno apparente. C'è una chitarra indomita e c'è una recalcitrante sezione ritmica che tira dritta, stanotte, in questo momento. Basta prestare la giusta attenzione, mentre vi girate una sigaretta artigianale. Neil Young è l'imperatore di questo oscuro sogno che stiamo vivendo e attraversando. Un vecchio pazzo che ancora riesce a comunicare meglio di chiunque altro il vero senso della musica, per una generazione persa di bambini sognanti e di ragazze che sembrano abbiano smesso di crederci. Ma non ha importanza, c'è il vecchio pazzo Neil Young a farlo per noi, a suonare la sua chitarra a un volume spropositato, perché serve energia e passione, serve una camicia di flanella, su cui asciugare lacrime e sudore, anche se inizia a fare troppo caldo, ma è una questione di stile. Il rock nella migliore delle ipotesi è una musica imperfetta per gente scoppiata che cerca di condensare in un riff di chitarra il senso del vero, della propria vita. Ci si può ritrovare a bagnarsi in un fiume malvagio o a dormire con angeli caduti senza fissa dimora. L'importante è sentire ancora una band che spinge e che ci tiene svegli al motto di Keep on Rockin’ in the free world. Per me Neil Young è come una radio senza paura che suona in questa notte tremenda che stiamo vivendo, di giorno, nei nostri sogni e più spesso anche negli incubi. Ci vuole coraggio per guadare un fiume, ma ancora di più per attraversare una notte indenni, mi piace immaginare il buon vecchio Neil suonare ancora, sotto la sua veranda, con una buona chitarra e qualcosa da bere e da fumare. C'è sicuramente uno o due cagnoni a fargli compagnia, nelle praterie dell'anima, da ultimo mohicano, da ufficiale della cavalleria del rock, un esercito di legionari e di vecchi reduci e combattenti che venderà cara la pelle, come è giusto che sia, come sta già facendo da troppo tempo. Sarà forse un raccolto lunare, sarà questa lunga estate in cui ogni cosa mi fa pensare a lui, dai libri che leggo, alle canzoni che ascolto, finanche ai film che proiettano in questo piccolo cinema di periferia. Scorrono immagini di un Paese grande, ma in ginocchio, coi sogni infranti, con la poetica hippie di chi sente il peso del tempo e il dolore di cicatrici interne, difficili da cauterizzare, almeno non senza un bel bicchiere di whisky. Beviamolo insieme e trascorriamo un'altra notte ascoltando un buon disco di Neil Young. Facciamolo perché ci sono luci che non si possono spegnere e ci sono falò che resteranno per sempre nella nostra memoria, perché sono marchiati a fuoco come il suono di una chitarra acustica suonata con sentimento, nella notte. Mentre qualcuno si è già arreso, a causa del suo cuore vigliacco e arrendevole. Non fartene una colpa se non riuscirai a terminare questo mio racconto. Quando la notte chiama, possono restare svegli solo i ribelli, i sognatori e le teste di cazzo. E io come Neil Young appartengo a tutte e tre le categorie. Non è una questione di scelte o di preferenze. Ci sono dischi e artisti che non si scelgono, ed è stato così per quanto riguarda lui. Non ho alcuna memoria di quando ho sentito per la prima volta la sua voce, ma la canzone era di certo Helpless, e di certo ero scalzo e faceva caldo. Ma non era ancora estate, era una primavera ruggente, come un leone a caccia di storie, come un coyote che si aggira senza paura, in cerca di un prezioso bottino. Per me il bottino era scoprire il segreto con cui Neil Young scriveva certe ballate, voce e piano, come Only love can break your heart. Sono passati molti anni e finalmente ho capito che non ci sono segreti che tengono e che nessuno sa scrivere canzoni voci e piano come Neil Young, quando ha il cuore spezzato a causa di una dolce signorina riluttante. Puoi trovarti sulla costa tirrenica, stanotte, o sull'altopiano della Sila, puoi fare rientro a Fuscaldo o essere un falco della notte di Rota Greca, ma a un certo punto dovrai deciderti e far suonare Neil Young, con una canzone forse anche scontata, ma forse no. Ci sono tante canzoni adatte a questo momento, ma dipende soprattutto da te, dal tuo stato d'animo, accogliere o meno la poesia genuina e ruspante di una chitarra come questa, di un giro di accordi che ti porta dalle parti di Harvest e Heart of Gold oppure di un brano arcaico ed eterno come For the Turnstiles.

L’essenza demolitrice è la sua vera potenza: Il detonatore tonico, il succo di frutta che ti disseta e ti imprigiona inchiodandoti in un'estate senza pioggia: primavera dell'anima che non osa cedere il passo alla fresca rugiada autunnale. E anche se il poeta ha scelto ottobre, il bardo usa le note umide e calde del sudore per suonare un steel guitar per apostrofare le onde del cuore in una torrida giornata di agosto. Il tempo è presente. La connessione 3G latita su questa terra baciata dal sole e dal vento. È la chitarra gentile di Mike, Neil e George a farmi compagnia. Non ci sono motivi per essere tristi, visto che domani sarà ancora festa. Si leverà il sole e avremo un altro motivo per sperare. In tutto quello che davvero vogliamo desiderandolo, in questa pace dei sensi e dei segni. Su in quella casa dell’Ontario, il fuoco si sta spegnendo e la mano invoca il riposo del guerriero che ha dedicato anche la notte a squarciare sé stesso. A mettere a nudo, ce ne fosse bisogno, la sua nuda anima vagante in una notte infinita.  Questo Great Slave Lake, viene messo a ferro e fuoco dalla lunga mano dell'uomo; egli sa solo lucrare, avendo smesso per sempre di contemplare e ricercare verità e bellezza. Hanno vinto i cattivi e io sto al gioco, perché il mio compito è quello di assecondare i desideri dei gamblers. Da queste parti nessuno prenderebbe sul serio ciò che pensa un web writer di periferie silenziose. Difficile tradurre la lingua del dolore, figuriamoci rendere un blues in parole scritte. Sono consapevole che tutto questo porterà davvero a poco e soprattutto a pochissimi. Non di meno cedo, non di meno indietreggio. Non ora, almeno. Ci sarebbe tanto di cui parlare e confessare e io fin qui sento di non averlo fatto bene, o meglio, ho sempre scelto di rintanarmi, tra certe pagine bianche, ma c’è una chiave e una serratura pronta a farmi tornare nel baratro, nell’oscurità. Erano forse i raccolti della cantina, erano memorie piantate già nel suolo? Siamo scesi, è vero, l’ascensore aveva una lettera, C come cripta. Il segnale però non era così evidente, non era chiaro, almeno per me. È come ha detto una volta un tipo, riferito alla musica, o meglio al rock and roll. Il rock and roll è autentico, non è posato, non è certo innocuo e non c’entra un cazzo con i soldi e con tutto il resto. Il resto sono solo cazzate. È come il vento, la pioggia, il fuoco e come questi stramaledetti dischi di progressive rock, che io ho qui davanti, e che mi stanno rendendo pazzo. È la perfezione, è qualcosa di impalpabile, come una bambola di porcellana, come un elemento che è sempre esistito nella vostra casa. La musica è il mio demone, il mio meraviglioso fardello, lo porterò fino alla fine di questi giorni. È un fardello, un fardello che brucia da due lati, che in pochissimo tempo cancella tutto, la mente, le storie, questo libro, ogni cosa. Anche i migliori fuochisti potrebbero scottarsi per l’eccessivo peso in questione. La gente invecchia, dimentica, diventa egoista e sparisce nel buio. La fiammella tende dapprima a tremolare, si piega, danza quasi, poi inevitabilmente smette di essere. 

Il rock and roll non ha bisogno di posate, stoviglie e tovaglioli. Il rock and roll è un coltello a serramanico con la punta ben affilata sempre pronta a colpire sempre adatta a squarciare in due la tua candida pelle e la tua mente da poeta di periferie silenziose.

"I bei tempi stanno arrivando, lo sento dire dappertutto. I bei tempi stanno arrivando, certo che se la stanno prendendo comoda." (Neil Young) 

NB

Illustrazione originale di Elena Artese

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