Common One (1980)


Can you feel the Silence?

Con Into the Music Van Morrison chiude un ciclo per inaugurarne, l'anno seguente, uno nuovo. Le canzoni sono un po' più lunghe rispetto ai suoi album precedenti. Morrison ha detto che il concetto originale era ancora più esoterico ed è stato fortemente influenzato dalla sua lettura dei poeti della natura.

Common One divise la critica all'epoca della sua pubblicazione. Graham Locke lo definì "colossalmente compiaciuto e cosmicamente noioso; una pugnalata alla spiritualità interminabile, vacua e tristemente egoistica". Per Dave McCullough si tratta invece di un lavoro cerebrale e ispirato, volutamente diverso e distante dal canone di canzoni che aveva scritto negli anni precedenti. 

Tom Carson esalta le qualità sonore e compositive del brano "Satisfied", il vero capolavoro presente sul disco, dove "la semplicità per cui Morrison si impegna arriva come qualcosa di naturale e senza sforzo, come un dono di grazia". Un lavoro maturo e ambizioso, anche se forse un po' freddo e cerebrale, rispetto ai suoi lavori migliori.

Nel 1982, Lester Bangs ha rivalutato Common One, sostenendo che: "Van Morrison stava facendo musica sacra anche se pensava di farlo, e noi critici rock avevamo commesso il nostro solito errore di prestare troppa attenzione ai testi". I critici americani hanno votato è il 27° miglior album del 1980 nel sondaggio annuale Pazz & Jop di The Village Voice. 

Tra i detrattori del lavoro troviamo poi Robert Christgau, il quale con una iperbole lo stronca definendolo il suo disco peggiore dai tempi di Hard Nose the Highway (che quindi sarebbe un brutto disco? Sigh!), ma al contempo capace di impressionare i suoi devoti fan. Difficile capire il senso di tali affermazioni, ma per chi conosce bene Christgau, sa non è la prima volta e nemmeno l'ultima.

 Nel 2009, Erik Hage ha affermato che "la reazione critica dominante lo rappresentava come proibitivo, sentenzioso e inaccessibile, quando in realtà è pieno di molta melodia e bellezza". AllMusic in seguito scrisse: "Non c'è da stupirsi che i critici rock dell'epoca non l'abbiano compreso e apprezzato. Si tratta di musica al di fuori del pop mainstream, e persino differente rispetto al precedente territorio musicale di Morrison. Conserva il suo potere di trance e di musica curativa, ancora oggi. Una menzione a parte è per Pee Wee Ellis, arrangiatore dei fiati, presente su tutto l'album. Jeff Labes dirige invece la sezione d'archi. Due contributi fondamentali per la buona riuscita del vestito sonoro e musicale di Common One, dodicesimo disco in studio per Van Morrison.

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