Western Stars: di stelle solitarie e cavalli selvaggi


«Questo lavoro è un ritorno alle mie registrazioni da solista con le canzoni ispirate a dei personaggi e con arrangiamenti orchestrali cinematici, è come uno scrigno ricco di gioielli». 

(Bruce Springsteen) 

Su Western Stars ho evitato di esprimere un giudizio a caldo, perché io il caldo non lo sopporto, e faccio errori che si possono facilmente evitare. Ammetto che sto crescendo, nel bene e nel male. Come ha detto il Nostro, Growin' Up. Mi sono avvicinato a Western Stars con molto scetticismo e qualche pregiudizio, lo ammetto. Un po' perché non è da Springsteen tenere un disco a decantare per tutto questo tempo, un po' perché non avevo capito fino in fondo le sue ultime uscite (High Hopes, il cd di Springsteen on Broadway, American Beauty, Chapter & Verse). Poi però è successo qualcosa in me, e così il disco l'ho apprezzato e spero anche compreso in un contesto analitico, di maturità. E' un disco che richiede tempo, perché salvo qualche traccia, non colpisce nell'immediato, o perlomeno non aveva colpito me, al primo ascolto.

Ho letto su ilsussidiario.net che in versione "naked" questo lavoro poteva essere migliore. Perdonatemi, ma non ho tutta questa sensibilità musicale e nemmeno così tanta fantasia da immaginarlo diverso da come è stato pubblicato, c'è da dire che sono anche un sostenitore del fatto che Nebraska, come album poteva funzionare anche in versione full band (escludendo forse il sax di Clemons e certi arpeggi peculiari nello stile pianistico di Bittan). Quindi diciamo pure che sono la tipica voce fuori dal coro, all'interno della comunità springsteeniana.

Quest'estate ho riascoltato Darkness on the edge of Town, c'ho pescato qualcosa di nuovo, di differente. E' stato come rivedere un vecchio amico dei tempi del liceo, (alla Glory Days, per intenderci!) uno di quelli veri, vivi, che riescono ancora a darti qualcosa, a emozionarti, anche se hanno perso qualche capello di troppo, come me del resto. Ho poi salutato con giubilo ed entusiasmo la pubblicazione ufficiale di Passaic 9/19/78’, l’album live del concerto al Capitol Theatre in New Jersey nel 1978, ma successivamente sono tornato un'altra volta su Western Stars, complice anche il bel film Blinded by the light. Della pellicola di Gurinder Chadha ho molto apprezzato sia lo sforzo, sia l'impegno della regista, nel raccontare una vicenda per lei certamente non affine. La cineasta britannica si è calata in un contesto per lei forse alieno (il film è totalmente privo del background rock, a mio avviso necessario per affrontare un'icona musicale come quella di Springsteen).

Passando a Western Stars ho trovato questo disco un lavoro serio, maturo, con almeno 6-7 brani di spessore e al contempo accattivante. Il disco sembra sia ispirato alle atmosfere di Jimmy Webb e Glen Campbell, due nomi che francamente non mi è capitato di incrociare, nella mio viaggio sulle strade del rock statunitense, forse perché appunto, non sono autori e interpreti di questo vasto panorama sonoro. Ma qui in effetti di rock classico, c'è ben poco, escludendo la voce matura e sicura di Bruce Springsteen. Un disco pieno zeppo di cowboy alla deriva e bar per cuori solitari, autostrade che non portano a nulla e uno stuntman che sbarca il lunario in qualche B Movie con la clavicola rotta ed una placca di metallo nell'anca, (un po' sullo stile di C'era una volta a... Hollywood di Tarantino) città vuote e isolamento umano, voglia di comunità e spazi desertici. Stereotipi? Forse sì, ma c'è dell'altro.

In Western Stars c'è soprattutto una certa maestria che si sente subito forte, una coesione tra musicisti e arrangiatori di altissimo livello, piuttosto inedita nella produzione springsteeniana. C'è Jon Brion, compositore e polistrumentista legato al cinema (chiodo fisso di Western Stars) e in particolare alle pellicole di Paul Thomas Anderson e di Charlie Kaufman. Il mio brano preferito è stato sin dal primo ascolto Chasin' Wild Horses, settima traccia del disco. Per me la migliore cartolina possibile dello Springsteen di questi anni. Meritano una citazione a mio avviso: Somewhere North of Nashville, Hitch Hikin’,Western Stars, Moonlight Motel, Tucson Train, Drive Fast (The Stuntman).

Marco Denti, in una recensione tutt'altro che morbida ha scritto: "Western Stars è frequentato da gente che non torna a casa, che è molto distante da se stessa e che, in definitiva, si è arresa. Un’umanità che avrebbe richiesto uno sfondo più accurato e un ritratto meno romantico; un disco di una malinconia indicibile perché è fin troppo evidente che inquadra con un’istantanea uno Springsteen che ha ancora qualcosa da dire, non sa bene come farlo, ma lo deve fare. E lo dovrà fare."

Il mio vecchio diceva sempre che un cavallo si doma all'unico scopo di cavalcarlo. Quindi se hai un cavallo da domare tanto vale sellarlo, montarci su e partire. Non esistono cavalli cattivi.

Alla fine resta forse l'amaro in bocca, non per il lavoro in sé, ma per il fatto che ci vorrà ancora tempo per un nuovo disco rock di Bruce Springsteen. Ripeto, apprezzo molto la sua versione cantautorale, che da Nebraska a Tunnel of love, e più avanti da The Ghost of Tom Joad, fino a Devils and Dust, si fa largo, nello storytelling di questo autore maiuscolo che ha scritto pagine importanti, fondamentali nella storia del rock a stelle e strisce. Ma come afferma lui stesso nell'autobiografia, Born To Run, al capitolo 64, Bringing It All Back Home, come il disco di Bob Dylan, dopo aver assistito a un live di Van Morrison, Joni Mitchell e di Dylan: "Anch'io so farlo. Anch'io so regalare questa felicità, questi sorrisi. Tornato a casa, chiamai la E Street Band.

Ecco allora, Bruce, adesso richiama la E Street Band! Torna in strada, ma soprattutto torna a incidere qualcosa di rock. C'è una comunità intera che sente questo bisogno. Me ne faccio portavoce! Vorremmo ascoltare nuove canzoni qualche tua nuova canzone rock, adesso. Perché la E Street Band, se stimolata, è ancora capace di creare la giusta atmosfera, il feeling necessario per un disco rock, ma al contempo intimo e struggente. Evitando ciò che Mauro Zambellini definisce "una palpabile sensazione di imborghesimento pop." 

Tuttavia adesso il problema è nelle orecchie di chi ascolta, con la mente offuscata dal sound epico di The River, Darkness o Born To Run, senza ammettere a se stessi, che tutto cambia e che non ci si può tuffare più di una volta nelle stesse acque. Perché mai Springsteen dovrebbe farlo? Buon lavoro, Bruce, a presto, qui nelle retrovie della civiltà qualcuno invoca e rivuole il Capo!

"Da qualche parte nella notte vuota i rintocchi di una campana risuonarono e si spensero lontano dove campane non ce n'erano. Sulla superficie ricurva della terra buia e senza luce che sosteneva le loro figure e le innalzava contro il cielo stellato, i due giovani sembravano cavalcare non sotto ma in mezzo alle stelle, temerari e circospetti al contempo come ladri appena entrati in quel buio elettrico, come ladruncoli in un frutteto lucente, scarsamente protetti contro il freddo e i diecimila mondi da scegliere che avevano davanti a sé." 

(Cormac McCarthy, "All the pretty horses")

Album consigliati se ti è piaciuto Western Stars:

Neil Young "Prairie Wind" (2005) 

Tom Petty "Highway Companion" (2006)

Mark Knopfler, Emmylou Harris "All the Roadrunning" (2006)    

Bob Dylan "Together Through Life" (2009)


Dario Greco


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