Attraversiamo questa dura terra


Mi misi addosso la vestaglia la mattina. Guardai l'anello del fornello diventare rosso. Rimasi ipnotizzato dalla tazza del caffè. Mi misi gli stivali e feci il letto. La zanzariera sbatte fuori dai cardini e mi tiene sveglio tutta la notte. Come guardo fuori dalla finestra la sola cosa che vedo è un lampo secco sulla linea dell'orizzonte, solo un lampo secco e tu nella mia mente.

(Dry Lightning, Bruce Springsteen)

L'acqua è ancora tiepida, perché è sgusciata sfavillando sulle sabbie gialle nel sole, prima di giungere alla stretta pozza. Su una riva del fiume i pendii dorati del contrafforte salgono dolcemente ai monti Gabilan forti e rocciosi; ma a valle l'acqua e orlata di piante: salici verdi e novelli ad ogni primavera, ingombre le forche dei rami bassi dal tritume della piena invernale, e sicomori dalle candide e screziate braccia penzolanti e dalle fronde arcuate sulla corrente. Sulla riva sabbiosa sotto gli alberi giacciono le foglie disseccate in strato così alto, che la lucertola fa un grande trapestio correndovi in mezzo. I conigli escono dalla macchia a sedersi sulla sabbia nella sera, e le radure acquitrinose sono disseminate delle tracce notturne dei tassi, delle larghe zampate dei cani dei ranches e delle orme a cuneo dei daini che vengono a bere all'ombra.

Io e mia sorella siamo arrivati da Germantown e abbiamo dormito sulla roccia della montagna. Siamo stati soffiati in giro da una città all'altra, cercando un posto dove fermarsi, dove il sole squarcia le nuvole e per cadere come un cerchio di fuoco giù su questa dura terra. Ora perfino la pioggia non cade più e forse non tornerà mai più e l’unico suono di notte è il vento che sbatte la porta della veranda sul retro; ti scuote come vuole per poi sbatterti giù, muovendo e innalzando la sabbia, lasciando distesi a faccia in giù tutti quegli spaventapasseri a faccia in giù nello sporco di questa dura terra. Qui ho visto centinaia di tipi arrivare per la strada e per i ranches, coi fardelli sulla schiena e la stessa idea piantata in testa. Centinaia. Arrivano, si licenziano e se ne vanno, e tutti fino all'ultimo hanno il pezzetto di terra nella testaccia. E mai uno di loro che ci arrivi. È come il paradiso.Tutti quanti vogliono il pezzetto di terra. Qui io leggo molti libri. Nessuno trova il paradiso e nessuno trova il pezzetto di terra. È solamente nella testa.

Adesso i nostri zoccoli calpestano e sbattono la sabbia cavalchiamo tra i mulinelli creati dal vento cercando un tesoro perduto, seguendo la strada a sud del Rio Grande, stiamo attraversando quel fiume, al chiaro di luna su fino alle pianure di questa dura terra. I miei occhi scorgono un tornado in lontananza, vedi antiche ombre, sono immagini del passato che ti perseguitano, ma il passato non è sepolto, il passato non esiste, così come la coltivazione di pomodori di Juan non è solo una coltivazione, ma il desiderio di emergere da questa valle di lacrime che è tenuta in piedi soltanto da birre rancide e sudore, e da trecce lunghe e scure, come la ragazza che ti sorride quando ti fermi per fare il pieno di carburante. Al di là dello steccato, fra i rampicanti, potevo vederle ridere e giocare. Procedevano verso la bandiera, ed io li seguivo, lungo lo steccato. Luster frugava fra l'erba, sotto l'albero in fiore. Sfilavano la bandiera e colpivano la palla. Poi rimettevano a posto la bandiera, andavano sul terrapieno, prima tirava uno, poi l'altro. Procedevano ancora, ed io ancora a seguirli, lungo lo steccato. Luster si allontanava dall'albero in fiore, avanzavano lungo lo steccato, si fermavano, ci fermavamo anche noi, mi mettevo a guardare fra i rampicanti, mentre Luster frugava nell'erba. «Attento, caddie». Si allontanarono, attraversando il prato. Aggrappato ai pali dello steccato, li guardavo che si allontanavano, coi piedi ben piantati per terra ma senza affogare nel fango, in questa palude di fuoco, in questo orizzonte senza linea. Questo non è più il paese dei rancheri di una volta, ma non sembra più un paese per troppe cose, e allora correremo anche questo rischio, fosse per noi non ci sarebbe futuro e non ci sarebbe domani, ma senza dubbio ci sarebbe giustizia, ora e qui.

Occhi di fuoco: budella che non reggono e tutto il calore che il mondo può sopportare in una notte che non cede il passo alla luce. L'ombra del telaio si disegnò sulle tendine era tra le sette e le otto del mattino, e fui di nuovo dentro il tempo, sentendo il ticchettio dell'orologio. Era quello del nonno e quando me lo diede il babbo disse: Quentin, eccoti il mausoleo di ogni speranza e desiderio; è molto probabile, purtroppo, che te ne serva anche tu per ottenere il reducto absurdum di ogni umana esperienza, che non farà per i tuoi bisogni individuali più di quanto fece per i suoi o per quelli di suo padre. Non te lo do perché tu possa ricordarti del tempo, ma perché ogni tanto tu possa dimenticarlo per un attimo e non sprecare tutto il tuo fiato nel tentativo di vincerlo. Perché, disse, le battaglie non si vincono mai. Non si combattono nemmeno. L'uomo scopre, sul campo, solo la sua follia e disperazione, e la vittoria è un'illusione dei filosofi e degli stolti. Tutti quanti desiderano il loro auspicato pezzetto di terra. Qui io leggo molti libri, ma sono solo, profondamente. Nessuno trova il paradiso e nessuno trova il pezzetto di questa dura dura terra. È solamente nella nostra testa? Ma veramente? Adesso i nostri zoccoli calpestano e sbattono la sabbia mentre noi cavalchiamo tra i mulinelli creati dal vento cercando un tesoro perduto, seguendo la strada a sud del Rio Grande, stiamo attraversando quel fiume, al chiaro di luna su fino alle pianure di questa dura terra. Caro Frank non abbiamo tempo per preparare per bene le nostre valige, incontriamoci stanotte giù alla Liberty Hall. Ti chiedo solo un bacio da te fratello mio e poi viaggeremo fino a quando ce la faremo. Dormiremo nei campi, vicino ai fiumi e la mattina decideremo il da farsi, tieni duro, resta affamato e resta vivo, se puoi e incontrami in un sogno dove noi attraversiamo questa dura dura terra. E’ notte adesso. Il caldo sembra non concedere alcuna tregua. Nemmeno la polvere. Caldo e polvere si appiccicano ai corpi. Le pelli sudano terra. Mulinelli di tafani e zanzare fluttuano ossessivi nell'aria immobile e infernale. Caldo e polvere non concedono alcuna tregua a questa notte statica. Tre lupi ululano su un monte. Urlano il disprezzo di questa dura terra. Una terra desolata dove i raggi del sole tracciano linee di demarcazione, tra la vita e la morte, tra ciò che fluisce e ciò che ristagna fino a svanire. Tre lupi ululano nella notte. Caldo e polvere non concedono alcuna tregua, al giorno come all'oscurità. Serpenti a sonagli si contorcono sulla ghiaia ardente e appena accennata dei sentieri. Le bestie cercano rifugio dove possono, tra le gole rocciose, tra le insenature del canyon per sfuggire al calore del sole, che continua anche con il buio. In lontananza il fiume e il suo placido muggito benefico, vitale. E ancora il caldo, il maledetto caldo, che sottomette e ghermisce ogni cosa, che non concede tregue né fa prigionieri né li libera, perché soltanto il vento dell’Ovest potrebbe. Quel vento che ormai ha dimenticato di soffiare mentre attraversiamo questa dura terra.




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