Cinque domande per Dario Greco - A cura di Nicola Gervasini

Cinque domande per Dario Greco - A cura di Nicola Gervasini.

 

-           Su Facebook e tramite le tue pagine e i tuoi blog ti spendi nel realizzare articoli retrospettivi sull’opera di artisti oggi visti come legati ad un passato di Classic Rock come Bob Dylan, Van Morrison o Bruce Springsteen, a chi pensi di rivolgerti quando scrivi?

Tendenzialmente mi rivolgo a me stesso, ai miei amici stretti e a chi condivide come me una certa passione per la musica pop. Sono cresciuto negli anni novanta, quando ogni cosa ci sembrava un regalo enorme destinato esclusivamente a noi stessi. Vengo da una piccola città dove ho mosso i primi passi, musicalmente parlando, militando in rock band, facendo radio e scrivendo per il giornalino del liceo. L’interazione con gli altri era la molla per uscire da quell’ intimo torpore. A quei tempi c’era un costante scambio di opinioni, libri, cd e cassette (VHS e MC). I miei amici più stretti erano appassionati soprattutto di fumetti, ma io avevo occhi solo per la narrativa americana e per certo cinema di autori come Scorsese, Coppola, Cimino e Altman. È stata quella la mia palestra narrativa. A quindici anni lessi durante una occupazione studentesca On the road di Jack Kerouac e lentamente mi avvicinai anche alla musica rock americana, principalmente. Nel corso del tempo sono cambiate molte cose, ma le persone a cui spero di rivolgermi sono di base le stesse. Sono cambiate le modalità per farsi conoscere, ma non il modo e il sentimento che mi spinge a esprimere il mio punto di vista. Anche perché ai miei amici continuano a piacere i fumetti, ancora oggi. Quindi mi tocca espandere il bacino di utenza, per ragioni vitali e fisiologiche. 

-           Hai appena pubblicato delle pillole sull’opera di Bruce Springsteen, artista che in passato è stato fatto oggetto di un’ampia letteratura sia nelle riviste che nei libri, che tipo di rilettura ritieni sia ancora necessaria nel 2021?

Ho pubblicato Dieci Pillole Springsteeniane, anche se in realtà sono molte di più, senza una ragione precisa. Stavo facendo running nel tentativo di smaltire qualche chilo di troppo e su Amazon Music è partita The River. Tornato a casa senza riflettere ho scritto una breve considerazione sul brano, uno dei migliori di Springsteen. Pensavo fosse un pensiero abbastanza banale, eppure appena l’ho pubblicato sul mio profilo ho ricevuto una sfilza di like e commenti, alcuni anche un po’ piccati. Da qui ho capito che stava per venire fuori una nuova rubrica tematica. Per rispondere meglio alla tua domanda ritengo che ci siano ottimi testi critici su Bruce Springsteen, alcuni scritti anche da autori italiani. Penso ad esempio a Nativo Americano di Marina Petrillo. Ultimamente dato che sono un nostalgico di certo rock, mi sono imbattuto nel testo di Louis P. Masur, Runaway Dream, libro dedicato a Born To Run e alla visione americana di Bruce Springsteen. Anche se il vero testo fondamentale rimane per me quello di Dave Marsh, Born To Run. Se proprio dovessi indicare un unico testo, la mia scelta ricadrebbe su quello, senza alcun dubbio. Un discorso attuale per il 2021, come per il 1999, anno in cui lessi questo testo. 

-           Assistiamo ad un momento di ricambio generazionale nel mondo del rock, ma tra i giovani non solo in Usa continuano a nascere figli artistici dei vecchi leoni, segui con interesse anche le nuove leve (anche italiane) o ritieni che ormai si possa solo sopravvivere di citazionismo e tributi?

Guarda, non amo molto le etichette quando si parla di musica. Sono appena stato a un concerto in riva al Lago Cecita dove si sono esibiti tre gruppi, tra cui Ghemon, noto artista del panorama italiano. Per quanto riguarda le nuove leve credo ci siano molti artisti promettenti sparsi in tutto il mondo. Il problema è che il modo di fruire la musica è cambiato in modo radicale. Difficile quindi fare dei paragoni col passato, se le novità vengono da contesti come un reality e non dalle scene alternative, che sono vitali e pulsanti. C’è una scena in ogni città di media grandezza. Cosenza ne è un esempio. Il 2020 secondo me è stato un anno di svolta, dove sono venute fuori ottime band e nuovi progetti. Serve tempo e attenzione da parte del pubblico. Facile appassionarsi per cose come The War on Drugs o Tame Impala, mentre è più complicato avvicinarsi alle scene alternative per vedere chi potrebbe essere il nuovo Ryan Adams o la band capace di scalzare Wilco e Calexico dallo status di cult band. Non so se mi spiego…

-           Hai dato vita anche a pagine satiriche. In passato ho notato che quando si fa satira sul rock sono in pochi quelli disposti a mettere in gioco la sacralità dei propri eroi, come dire che il fan e il musicofilo perdono il senso dell’umorismo quando si tratta di scherzare sulla musica che amano. Ti ritrovi in questa sensazione?

Mi ritrovo certamente, ma non per questo perdo la speranza che un altro umorismo rock sia possibile. Da poco ho lanciato la pagina "Situazionismo Dylaniano", riproponendo uno schema vincente, che avevo già messo in pratica anni fa con Le origini del male e Pe’ Provoca’. Sono cambiate molte cose, ma su Instagram c’è una pagina dedicata ai meme di Tom Waits che mi fa impazzire. La trovo semplicemente esilarante. Spesso però è come dici tu: sono in pochi ad apprezzare questo tipo di umorismo sui propri beniamini. Forse questo stesso atteggiamento vale anche per differenti campi e settori, penso ad esempio al cinema, alla narrativa o al mondo dell’arte. Diciamo che mi piace andare avanti e non pensarci più di tanto. Le nuove leve ci daranno idee da sfruttare e da realizzare. Basta saper cogliere il momento, come si usa dire…

-           Ultimamente ti sei dedicato a Bruce Springsteen, artista che è molto uscito dai riflettori in questi anni a parte l’amore della sua solida fanbase. Credi il suo continuo spendersi anche a livello politico con un endorsement per Obama (sfociato in questi giorni addirittura in una trasmissione televisiva tenuta da entrambi) gli abbia in qualche modo fatto perdere una propria indipendenza e verginità d’artista o gli abbia dato nuova vitalità per scrivere nuove canzoni?

Ho una grande passione per la musica di Springsteen, questo mi sembra evidente. Per me è stato un modo per scoprire cose davvero affascinanti, di cui non sapevo molto, durante la mia adolescenza. Detto questo negli anni ho sviluppato un certo pensiero critico e non amo tutto ciò che dice, produce e pubblica, specialmente in questi ultimi anni. Non sono impazzito per la sua autobiografia e non ho inteso bene lo scopo dell’opera Springsteen on Broadway. Questo però è un mio limite e un gusto personale. Ci tengo a specificarlo in modo chiaro. Amo il mito e la leggenda, non la spiegazione e la necessità di distruggere tutto quello che era stato creato in oltre 30 anni di carriera. Per quanto riguarda il discorso endorsement per Obama, non mi sono fatto un’idea precisa, dato che non seguo molto la politica Usa. Non mi appassiona, anche se noto che in Italia la cosa è molto seguita e apprezzata dai più. È innegabile che Springsteen stia cercando di trovare una nuova strada. L’ultimo disco pubblicato durante lo scorso ottobre, Letter To You, ha chiuso in modo abbastanza netto un ciclo. La narrazione è da sempre al centro della sua poetica e della spinta che lo porta a produrre nuovi lavori. Per quanto riguarda indipendenza e verginità artistica, ritengo che Springsteen dopo gli anni ottanta sia un autore profondamente diverso. Eppure di tanto in tanto si permette il lusso di scendere dall’altarino, tirando fuori dal cappello opere come Devils & Dust, The Ghost of Tom Joad e lo stesso Wrecking Ball, disco poco amato e frainteso, nella sua produzione. Non è facile capire quale sarà il prossimo passo. Io ancora sogno e spero che possa realizzare una sorta di American Recordings 2.0. Va bene, Cash era un’altra cosa, ma Rick Rubin potrebbe davvero ispirare e guidare Springsteen in una nuova avventura sonora e discografica. Un po’ ci conto, te lo confesso!


Dimenticavo una cosa importante! Ci tengo a ringraziare gli amici di Badlands.it, Gaia di Io? Sono Springsteeniano e il mio amico Alessandro Aloe che ha realizzato la bellissima grafica (Moriarty Graphics) per Dieci Pillole Springsteeniane.


Cosenza, lì 23/08/2021

Commenti

  1. Note e spuntinda approfondire, e che belli i ricordi dei tuoi inizi!e comunque mi piacciono i fumetti

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    1. Io devo molto a certi fumetti! ;) Ti ringrazio molto per il bel commento. :D

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