Ascoltare l'autunno con Van Morrison | Nuova versione
ASCOLTARE L'AUTUNNO CON VAN MORRISON - NUOVA VERSIONE
Premessa
Le estati
passavano rapidamente, e spesso non lasciavano tracce. Forse ricordo meglio gli
autunni e le altre stagioni. Ascoltare l'autunno con le canzoni di Van Morrison
è un percorso sinestetico che ho iniziato a frequentare dall'età di ventidue
anni e che tutt'ora prediligo. Si parte con alcuni dischi come Hard Nose The
Highway, che quest'anno spegne 50 candeline, per proseguire con altri lavori
che affrontano il tema della stagione autunnale, come Back on Top, Down The
Road, Keep Me Singing e Three Chords & the Truth, quarantunesimo album in
studio. In alcuni casi i riferimenti sono espliciti e si palesano già nei
titoli come nel caso di Autumn Song, Golden Autumn Day o Meet me in the Indian
Summer. Indian Summer che nella tradizione nordamericana è il corrispettivo
della nostra estate di San Martino.
Prima
parte
L’autunno è
principalmente due cose: contemplazione e conservazione. La contemplazione che
ti fa osservare e amare un tramonto in tutti i suoi dettagli di integrità e di
perfezione.
L’aria, dopo
l’afa e i clamori dell’estate si fa più rarefatta, e in questa atmosfera si
purifica. Ernst Jünger dice che in autunno le forme acquistano una plastica
maturità, e se la primavera è pittrice, l'autunno è scultore. L’intento di Van
Morrison, nella sua contemplativa e dispersiva Autumn Song è di cristallizzare
il momento, fare di un’atmosfera un percorso cognitivo prima che narrativo ed
emozionale. Il suo misticismo è fatto di piccole cose essenziali, un fuoco
caldo, castagne arrostite, una pace infinita e sconfinata. Anche il filosofo
danese Kierkegaard era un fervente sostenitore della stagione autunnale, ai
suoi occhi la più bella perché è il periodo migliore per osservare il cielo.
In autunno
tutto ci ricorda il crepuscolo: consapevolezza e conservazione. E la vita degli
uomini pare fatta di cicli, di stagioni. Ogni momento è concepito per essere
vissuto e assaporato semplicemente per ciò che rappresenta. L’animo atlantico e
contemplativo di Van Morrison è capace di farci viaggiare con l’immaginazione,
e conoscendolo come uomo di buone letture egli citerebbe a riguardo Yeats e
Wordsworth, Eliot e Joyce.
C'è una
sorta di fertile tristezza ch'io non voglio evitare, ma che, anzi, cercherò
ardentemente. Essa diviene concretamente gioiosa per me perché impedisce alla
mia vita di cadere nel banale. Il tordo lancia le sue note serotine dal folto
dei pini. Ammiro la moderazione di questo maestro, il suo canto non ha nulla di
tumultuoso. Egli eleva una vena di melodia pura e inimitabile, con tutto il
cuore, tutta la vita, tutta l'anima sua, e poi tace per dar modo all'ascoltatore
e a sé stesso di goderla appieno, e poi un'altra e un'altra ancora, a
intervalli regolari. Guardate gli alberi, spogli o fruscianti di brune foglie
secche, tranne i sempreverdi, con i germogli chiusi ai piedi delle foglie.
Guardate i campi rossastri e appassiti e vani, erbe e carici coi colmi secchi e
scoloriti. Questo è il rapporto che ci lega alla natura in questo momento:
siamo queste piante. Anche noi ora non abbiamo più sapore, né verde, né colore.
Tornate a
casa nella freschezza della notte, poco dopo arriverà qualche amico. Ora non
avete voglia di unirvi alla folla: adesso è tempo di ascoltare la canzone
d’autunno.
Ovunque un
individuo si separa dalla folla per andare per conto suo c'è un bivio, anche se
i viandanti che vanno sulla strada maestra potranno solo scorgere un vuoto
nella palizzata. La Natura non fa rumore. L'urlo della tempesta, il fruscio
della foglia, il picchiettio della pioggia non disturbano, v'è in essi
un'armonia essenziale ed inesplorata, sostiene Thoreau nei suoi diari.
Sulle pagine
di Rolling Stone, Stephen Holden scriveva, a proposito di Autumn Song, che i
suoi dieci minuti sono la perfetta dimostrazione del dono naturale che Van
possiede per la creazione di momenti musicali basati sulla meditazione.
Procedendo in accumulo con il potere emozionale, sprigionato attraverso un
impressionistico flusso di coscienza. Non solo testuale ma anche musicale.
Proprio come Bill Evans, il pianista jazz, la musica è elemento essenziale su
cui basare la tavolozza delle sensazioni. È sorprendente come un musicista
28enne dimostri tanta consapevolezza e capacità di astrazione. Ancora una
volta, Van Morrison ci riporta alla mente le sue visioni astrali, anche se in
chiave semplificata. Conservazione, memoria, stato d’animo.
E la canzone nella brezza invocherà il mio nome e il tuo sogno.
Ho scoperto la musica di Van Morrison durante una burrascosa primavera dell’anima. L’ho meglio scandagliata e sviscerata in una rovente estate bucolica di ricerca introspettiva. Ma il momento in cui davvero ho capito, se così si può dire, la sua musica e il suo stato d’animo, è stato durante l’autunno di 13 anni fa. Veedon Fleece, del ’74 è probabilmente uno dei cinque dischi che ho più amato e consumato negli anni. Ascoltare Van Morrison vuol dire, per me, fare i conti con la temperatura emotiva del proprio cuore. Non ci sono strumenti per valutare in maniera più precisa il suo approccio musicale. Chi conosce bene questo autore, sa che la sua produzione migliore è sempre stata legata ad una certa ricerca mistica, spirituale.
I suoi
capolavori si chiamano Astral Weeks, Moondance e Into The Music. Tutto quello
che il cantautore irlandese ha realizzato dal suo secondo lavoro (Astral Weeks)
in poi, fino alla seconda metà degli anni ottanta, è degno di essere ascoltato
e valutato con attenzione.
Bisognerebbe poter chiedere a Lester Bangs, che su Astral Weeks ha scritto probabilmente una delle pagine più importanti dedicata alla musica d’autore. Lungi da me toccare adesso un capolavoro simile. Quelle sono otto canzoni con un carattere così intimo che, a tratti, hai paura di ferirle se le ascolti troppo, come scrive giustamente Carlo Nalli. Un disco fondamentale che ha segnato una generazione e creato uno standard per molti cantautori che sono venuti dopo; assieme al lavoro di Tim Buckley, è probabilmente il contributo più alto e nobile a quello che poi diventò un genere a parte all’interno del songwriting anglofono.
Seconda
parte
Castagne al
fuoco, lo scoppiettio della legna e la brezza che conduce fino a te questa
canzone sull’autunno.
Ascoltare
l’autunno è uno stato d’animo, per Verlaine paragonabile a dei lunghi
singhiozzi di violino, che feriscono il cuore con un monotono languore. Si
tratta di un “moto” per vivere in modo corretto una dei periodi più intensi e
necessarie dell’essere umano. In autunno cadono le foglie e con le foglie anche
i capelli. When The Leaves Come Falling Down, canterà sempre Van Morrison nel
1999, diverse stagioni dopo Autumn Song. In Back on Top trova spazio un'altra
canzone dedicata all'autunno. Si tratta del brano Golden Autumn Day, memorabile
chiusura che avviene attraverso una lunga, ispirata meditazione di sei minuti e
mezzo.
Sono stati
mentali, che il Nostro è sempre riuscito a sintetizzare e a comprendere. Autumn
Song è una canzone lieve, a tratti malinconica, a tratti gaudente. Non si
tratta di una malinconia compatta e opaca, ma di un velo di particelle
minutissime d'umori e sensazioni, un pulviscolo d'atomi come tutto ciò che
costituisce l'ultima sostanza della molteplicità delle cose, per citare Italo
Calvino. Un inno pastorale, un canto bucolico e sereno di un uomo che aveva
trovato la sua dimensione e il suo karma tra gli elementi essenziali della
natura. Quasi un’anticipazione di quello che sarà il suo Bringing it all back
home l’anno successivo con Veedon Fleece.
Van Morrison
è stato uno dei più grandi cantori in musica dell'autunno. E serve coraggio,
tanto romanticismo e tanta cocciutaggine per saper cantare davvero l’autunno,
quando si è giovani. È un po’ come osservare un tramonto in solitudine,
tramortisce e ghermisce, specialmente l’animo inquieto che come il regista
inglese John Schlesinger sta scappando via dalla pazza folla.
Ci sono
alcune canzoni di Van Morrison che hanno il potere di rigenerare i pensieri, e
questo è dovuto anche alla loro struttura melodica e musicale. Autumn Song, ad
un ascolto distratto può apparire come un brano banale, fiacco. Eppure quei 10
minuti hanno la forza della leggerezza, che come dice Italo Calvino nelle sue
Lezioni Americane va associata con la precisione e la determinazione, non con
la vaghezza e l’abbandono al caso.
Non si è mai
arreso Van Morrison nella sua vita. La musica, il misticismo e una ricerca
musicale costante lo accompagnano da più di 50 anni. Artista schivo, a tratti
burbero, forse solo poco adatto alle luci della ribalta e dello show business,
ha sempre preferito il palco come estensione del proprio Io, coltivando una
miriade di interessi differenti.
Il vecchio fisarmonicista suona in modo dolce e brillante, E torni a casa nel fresco della notte. Poco dopo arriveranno gli amici, e se hai voglia di unirti alla folla, potrebbe venirti voglia di cantare la canzone d'autunno.
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