I primi giorni di quarantena – Un bilancio PRO_positivo
Primi giorni di quarantena – Un
bilancio PRO_positivo
"Fuori c'è un tempo da cani
La pioggia ha chicchi grandi come noci
Meglio stare a casa la sera
A guardare la televisione
Un bicchiere ti rimette la pace
Io non ho voglia più di fare la guerra
Con una città che sa menare le mani
E con un pugno ti stende per terra."
Sono appena trascorsi i miei primi 14
giorni di quarantena forzata, ma sono probabilmente la persona meno adatta per
fornire una testimonianza valida su quanto sta succedendo. La motivazione, per
cui ho deciso di fare un pezzo su questo argomento, viene da lontano. Ieri
notte, tramite Instagram, sono stato contattato da Oscar, un ragazzo
statunitense che lavora per Only One Studios, una piccola emittente di
broadcasting, che mi avrà scovato attraverso i complessi meandri del web 2.0.
Oscar mi ha chiesto di rispondere, attraverso una testimonianza video, a tre
semplici domande, su cosa gli americani dovranno fare per affrontare l'emergenza Covid-19. Ho risposto a questo appello, nonostante l'ora tarda, e
ora mi appresto a fornire, per chi fosse interessato, il mio resoconto sulle
prime due settimane di quarantena (nel mio caso volontaria e rigorosa).
Mi ritengo
la persona meno adatta perché, ormai da 2-3 anni, ho ridotto e limitato le mie
uscite all'essenziale. Un po' per ragioni personali, un po' perché non trovo
grandi stimoli nel condurre una vita sociale attiva e quotidiana, visto che
come attività lavorativa faccio il web writer come free-lance, da casa. Nei
giorni scorsi mi sono imbattuto nelle dirette Facebook di alcuni amici e
collaboratori, che hanno allietato e arricchito queste desolanti giornate. Il
primo a iniziare tra i miei contatti, se la memoria non mi inganna, è stato
l'attore Ernesto Orrico, da Cosenza.
Ernesto Orrico (The Freewhilin’
Talknoise)
Parlare di
Ernesto nel mio caso non è semplice, perché si tratta di un artista che conosco
da più di 25 anni. Ci lega un rapporto di amicizia piuttosto lungo e ricco di
cose da raccontare, amici in comune, progetti e un po' di vita ahimè già
passata.
Ernesto è
stato importante, non solo per il suo contributo, con una striscia quotidiana
in cui, attraverso la diretta Facebook, legge e interpreta brani propri,
poesie, estratti da libri per me di culto, che hanno contribuito alla mia
formazione umana e culturale. Parlare di Ernesto mi emoziona, perché ricordo
tutti i libri, i film e i consigli che negli anni mi ha dato. Consigli che
naturalmente, il più delle volte, non ho seguito, da adorabile testa di cazzo,
quale sono.
Mi limito a
dire che alcune monografie cinematografiche su David Cronenberg e su Lynch,
sono state probabilmente più importanti di tutto il mio percorso scolastico.
Nei giorni scorsi, quasi per gioco ho chiesto a Ernesto di recitare un brano
tratto dall'Urlo di Allen Ginsberg, uno dei miei poeti preferiti della Beat
generation, ma è quando mi scopro impreparato che le sue letture mi colpiscono
e mi affascinano maggiormente e di questo lo ringrazio molto.
Cassidy – MN
Proseguendo
nel palinsesto delle dirette tv, un altro appuntamento fisso è quello con Mauro
Nigro, in arte Cassidy - MN. Mauro è un brillante videomaker di Rende, con cui
ho avuto il piacere di collaborare molte volte, a partire dal 2011, fino alle
cose più recenti, come ad esempio il videoclip musicale di Jumping Red Spiders
di Al The Coordinator. In questi giorni Mauro ha proposto un mix di brani suoi
e di cover che ha reinterpretato alla chitarra acustica, accompagnandosi
qualche volta anche con l'armonica. Abbiamo in comune, oltre alla passione per
un certo cinema horror e fantascientifico, anche alcuni ascolti in campo
musicale, specialmente per quanto riguarda il rock americano. Mauro ha proposto
una bella selezione di brani, dai Pearl Jam a Eric Clapton, ma non poteva certo
mancare il nostro minimo comune denominatore: Bruce Springsteen. Su questo mi
limito a dire che ha eseguito i brani Darkness on the Edge of Town e
soprattutto New York City Serenade. E' stata una cosa sorprendente, per me, che
rimarrà sicuramente impressa nella memoria di questa quarantena da Covid-19 a
cui sia costretti da due settimane. Grazie Mauro!
Garritanesque
Se c'è una
cosa che mi sta piacendo in questo periodo un po' così, sono le dirette di un
musicista che vive tra San Fili e Udine (attualmente) e che risponde al nome di
Massimo Garritano. Bene, Max ha un posto speciale, perché oltre a essere una
vecchia conoscenza è una persona di tutto rispetto, a mio avviso. Non solo a
livello artistico, e già qui ci sarebbe non poco da dire, ma soprattutto a
livello umano. Chi mi conosce sa che tra i miei limiti (o se preferite difetti)
c'è quello di valutare le persone in base a questo aspetto, tralasciando il
resto. Cerco di seguire la sua diretta quotidiana, partecipando con commenti
simpatici e qualche volta avventurandomi in considerazioni su ciò che mi
trasmette l'ascolto di un musicista con il suo ricco background culturale. Un
fardello mica da poco, se mi posso permettere. Durante una delle scorse
dirette, mi sono lanciato nella descrizione analitica di questa sua rubrica
quotidiana, creando il neologismo di "Performance Garritaniana" o "Garritanesque".
La "performance garritaniana" (meno frequente il termine "Garritanesque") consiste in un abile
mix di tecniche, feeling e pathos armonico che Massimo padroneggia alla grande,
tra una tisana e un buffo maglione orientale, tra la poetica e il groove del
miglior jazz chitarristico capace di flirtare coi suoni del Mediterraneo, tra
la valle del Savuto e il West. Il giorno dopo questa mia definizione, scritta
su assist di Aldo d'Orrico e di Ernesto Orrico, Max ha suonato alcuni brani, su
richiesta degli ascoltatori, tra questi ce n'erano due che mi hanno
particolarmente colpito: The Weight dei The Band e Born to Run di Bruce
Springsteen. Da un po' di giorni sto ascoltando senza sosta i dischi dei The
Band e sentire la sua versione di questo classico di Robbie Robertson, mi ha
davvero steso. Su Springsteen, per chi non mi conoscesse, devo dire che ho
sviluppato un rapporto, negli anni di amore-odio-amore. Perché lo ritengo un
fuoriclasse senza se e senza ma, che però da tempo ha deciso, volontariamente
di abbandonare la strada maestra della musica d'autore e di qualità. Tuttavia,
Max ha eseguito una superba versione strumentale di questo classico
springsteeniano, dove nella parte finale ha citato un altro brano del rocker
del New Jersey a cui sono molto legato: Land of Hope and Dreams. Una canzone
che oggi suona ancora urgente, vera e necessaria. Perché qui il Nostro sembra
davvero rispondere al motto: "Convincere prima di vincere" o se
preferite a un suo famoso inno: "Nobody wins
unless everybody wins." Sfido chiunque, in Italia e nel mondo
a trovare oggi, uno slogan più vero ed efficace per mettere al tappeto il
Coronavirus. Così, senza traduzione. C'hanno rotto il cazzo con 'ste
traduzioni. Imparate due parole anche d'inglese, per Diana!
L'esecuzione
di Garritano di questo brano di Springsteen, arrivata dopo una valanga di brani
già molto validi del suo vasto repertorio, mi ha ricordato una cover insolita e
lunare di Thunder Road, ad opera dei Tortoise e di Bonnie Prince Billy (Will
Oldham), che potete trovare sul disco "The Brave and the Bold" pubblicato
nel 2006. Non solo cover, non solo rock e non per forza Springsteen, The Band o
Neil Young, perché Massimo Garritano è capace di spaziare, tra loop e suoni rigorosamente
acustici, da Charles Mingus a Bill Evans, passando per Wayne Shorter fino a
composizioni originali, in una performance che si stenta a credere sia improvvisata.
Se c'è una cosa che mi mancherà di questa quarantena del cazzo, saranno le sue
esibizioni, in diretta da casa sua a San Fili. Chiaro, no?
Al The Coordinator
Concludo
questo lungo e noioso post, parlando di un artista che ha da poco pubblicato un
album per La Lumaca Dischi. Si tratta di Al The Coordinator. Il disco è Raven
Waltz e lo trovate in streaming su tutte le piattaforme digitali e in vendita
sullo Store Lumaca, dove è stata lanciata la lodevole iniziativa di una
donazione all'Ospedale Annunziata di Cosenza per contribuire con un piccolo
aiuto all'emergenza Covid-19. Tutti gli acquisti effettuati per un mese, a
partire dallo scorso 20 marzo, sarà quindi devoluto per questa nobile causa.
Perché parto da questa premessa? Con Aldo D'Orrico è ancora più difficile
mettere su carta pensieri e considerazioni. E' una persona che conosco e stimo
dai tempi del Liceo. Ci siamo frequentati a singhiozzo per oltre 23 anni ed è
stato incredibile ritrovarlo menestrello, dopo averlo lasciato in piena fase
stoner e hard rock. Oggi il progetto di Al The Coordinator mi coinvolge
indirettamente anche per motivi lavorativi, visto che è un artista Lumaca
Dischi, con cui ho iniziato a collaborare come Social Media Manager, appena
prima della quarantena da Coronavirus. Ve ne avrei parlato comunque, anche
perché Aldo più che fare delle dirette Facebook ha finora realizzato dei veri e
propri concertini, con una qualità audio e un livello di esecuzione del suo
materiale, più qualche cover abilmente selezionata (Dylan-Waits-Cash), davvero
molto alta, malgrado tutti i limiti tecnici di questo mezzo di comunicazione.
Ho ascoltato
i suoi video e le sue sinora rare dirette, con grande attenzione, e mi ha
confermato il valore della sua performance live. Precisione, cura del
dettaglio, a tratti quasi maniacale. Evito di andare oltre, perché quando
questa maledetta quarantena finirà, potrebbe anche spaccarmi un bicchiere di
birra in testa. E non farebbe nemmeno male. Mi scuso se vi ho rubato un po' del
vostro prezioso tempo e vi lascio con una bella citazione di un poeta che oggi
mi piace leggere più di tutti:
E di sicuro ci sarà
tempo
Di chiedere, « Posso
osare? » e, « Posso osare? »
Tempo di volgere il
capo e scendere la scala,
Con una zona calva in
mezzo ai miei capelli –
(Diranno: « Come
diventano radi i suoi capelli! »)
Con il mio abito per
la mattina, con il colletto solido che arriva fino al mento, Con la cravatta
ricca e modesta, ma asserita da un semplice spillo –
(Diranno: « Come gli
son diventate sottili le gambe e le braccia! »)
Oserò
Turbare l’universo?
In un attimo solo c’è
tempo
Per decisioni e
revisioni che un attimo solo invertirà
Perché già tutte le
ho conosciute, conosciute tutte: –
Ho conosciuto le
sere, le mattine, i pomeriggi,
Ho misurato la mia
vita con cucchiaini da caffè;
Conosco le voci che
muoiono con un morente declino
Sotto la musica
giunta da una stanza più lontana.
Così, come potrei
rischiare?
E ho conosciuto tutti
gli occhi, conosciuti tutti –
Gli occhi che ti
fissano in una frase formulata,
E quando sono
formulato, appuntato a uno spillo,
Quando sono trafitto
da uno spillo e mi dibatto sul muro
Come potrei allora
cominciare
A sputar fuori tutti
i mozziconi dei miei giorni e delle mie abitudini?
Come potrei
rischiare?
Come potrei
cominciare?
(T.S. Eliot - Il canto dell'amore di
J. Alfred Prufrock)
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