Il legame tra John Lee Hooker e Van Morrison

APPENDICE
#2 – IL LEGAME TRA JOHN LEE HOOKER E VAN MORRISON
Mi sembra corretto iniziare con una premessa. L’articolo che vi apprestate a leggere non ha alcuna pretese di completezza, né tantomeno di originalità. Si tratta altresì della summa di alcune tra le più prestigiose collaborazioni realizzate da Van Morrison, nel corso di una lunga e assai prolifica carriera discografica.
A volte ci
si dimentica quasi come il Nostro abbia iniziato a comporre e pubblicare
musicale in ensemble coi sodali Them. Mi rendo conto di aver finora schivato
questa trappola, ovvero parlare del rapporto di odio-amore-fastidio che
Morrison ha nutrito per il suo ex-gruppo. In questo pezzo tuttavia, vorrei fare
una ricognizione su quelle che sono state le collaborazioni più proficue del
musicista irlandese con alcun illustri colleghi.
Mi vengono in mente episodi minori, come il featuring con
Frank Zappa, con il brano Dead Girls of London, del 1979. C’è poi la
spettacolare versione live di Comfortably Numb dei Pink Floyd, eseguita a
Berlino il 21 luglio 1990 e contenuta nel disco di Roger Waters, The Wall –
Live in Berlin, pubblicato a distanza di qualche mese. Questa versione, che
merita di essere recuperata per chi non la conoscesse, è finita nella colonna
sonora del film premio Oscar The Departed di Martin Scorsese.
Proprio il regista italoamericano ha utilizzato i pezzi di Van Morrison per le colonne sonore di alcuni suoi film, a partire da The King of Comedy, dove possiamo ascoltare una bella esecuzione di Wonderful Remark con Robbie Robertson alla chitarra. Robbie Robertson coi suoi The Band collaborano per la prima volta con Van durante le sessioni del loro quarto album, Cahoots, pubblicato nel 1971. Qui possiamo trovare il brano scritto ed eseguito con Van Morrison 4% Pantomime.
Grazie a questa collaborazione nascerà lo pseudonimo, ancora
utilizzato da certa stampa di The Belfast Cowboy. Con The Band è d’obbligo
ricordare la partecipazione di Morrison al concerto di addio, The Last Waltz,
immortalato da Scorsese con il film concerto, dove è possibile visionare la
magistrale performance di Caravan, da parte di Van The Man con Robertson e
soci.
Le collaborazioni tra Van Morrison e John Lee Hooker
Successivamente l’artista inizierà una prolifica e duratura collaborazione con il leggendario bluesman John Lee Hooker. Il primo album in collaborazione tra i due musicisti è Never Get Out of These Blues Alive, pubblicato dalla ABC nel 1972. Musicalmente parlando è un Morrison diverso, rispetto a quello di Tupelo Honey e Saint Dominic’s Preview, suoi lavori contemporanei. Van e John incidono insieme la title track, ma scorrendo i titoli del disco balza subito agli occhi la presenza in track list del brano di Morrison, T.B. Sheets, eseguito però dal solo Hooker senza l’irlandese. Il disco brano sarà il primo di una lunga serie di featuring tra Morrison e Hooker. Già nel 1973 i due realizzano una nuova collaborazione, sempre per un disco di Hooker. Si tratta di Born in Mississippi, Raised Up in Tennessee, con il brano Going Down. Trascorrerà un lasso di tempo importante prima che i due musicisti si ritrovino ancora una volta a collaborare.
Siamo
nel 1991 quando John Lee Hooker realizza l’album Mr. Lucky, con un numero
incredibile di artisti del calibro di Carlos Santana, Ry Cooder, Albert
Collins, Keith Richards, Robert Cray e Booker T. Jones,
giusto per citarne alcuni. Van Morrison canta sulla struggente e intensa I
Cover the Waterfront, brano composto da Johnny Green ed Edward Heyman. La
canzone parte alla grande, grazie all’organo dominante di Booker T. Jones che
crea la giusta, magica atmosfera. Siamo qui in una vera e propria comfort zone
per i due musicisti, con Morrison che entra dopo due minuti, con il suo potente
e inconfondibile fraseggio soul. La canzone si trasforma e sembra di essere in
un disco di Van, che rispetto al 1973 è ora un artista diverso, più maturo,
preparato e soprattutto determinato, capace di portare dove desidera la take.
Un autentico
gioiello e un caro ricordo, per chi amato un bluesman di prima grandezza come
Hooker. Il brano serve a rinsaldare il legame tra i due musicisti. La
collaborazione seguente avviene infatti dopo appena due anni. Questa volta è
Morrison a chiamare e ad ospitare John Lee Hooker in un suo disco. Si tratta
del meraviglioso omaggio alla black music che è Too Long in Exile, 22esimo
lavoro in studio per Van The Man. Realizzato tra Sausalito, California e Bath,
Somerset, Too Long in Exile si destreggia tra urban blues e soul jazz, anche se
parlare di etichette e di definizioni, quando c’è di mezzo un artista del
calibro di Van Morrison, risulta assai limitante. In questo caso il disco si
avvale oltre che di John Lee Hooker, anche di Georgie Fame, di Candy Dulfer e
di Ronnie Johnson alla chitarra. Ed è un lavoro maturo, solido e potente.
In numerose
occasioni il lavoro suona energico, poetico e ispirato, alternando, con una
certa maestria, l’esecuzione di materiale autografo, cover e brani già registrati
in passato. Un esempio su tutti è quello di Gloria, rifacimento del brano
inciso all’epoca dei Them. Qui John Lee Hooker partecipa con la sua voce e la
sua chitarra in 2 brani: l’inedita Wasted Years e il remake del brano del 1964.
Naturalmente la canzone, scritta all’epoca da un giovane Morrison è diventata
un classico del rock, del punk e della new wave.
Nel corso
degli anni abbiamo apprezzato altre collaborazioni, alcune eccellenti come
quelle con Stevie Winwood, Taj Mahal, Eric Clapton, Jeff Beck, Dr. John, Ray
Charles, ma soprattutto come quelle con B.B. King e Mark Knopfler, che si
possono aggiungere a un elenco assai corposo.
Ma per questioni
di tempo, le tratterò in un’altra occasione. Qui mi premeva ribadire di una
stretta collaborazione e di una vicinanza spirituale, artistica, tra queste due
figure leggendarie per il blues e per il rock. Scrivere in sequenza già solo il
nome di John Lee Hooker e quello di Van Morrison, riempie il mio cuore di gioia
e di nostalgica malinconia. Mi auguro possiate apprezzarlo, comprendendo e
facendo vostro questo stato d’animo.
Come diceva il grande B.B. King Every Day I Have The Blues. Per me questa non è affatto una cosa negativa.
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