Anthony Burgess - Il geniale autore di A Clockwork Orange

Monografia di Anthony Burgess, il genio della narrativa fantascientifica

John Anthony Burgess Wilson nacque il 25 febbraio 1917 a Manchester, Inghilterra. Figura complessa e autorevole, che si contraddistingue per via di una spiccata curiosità intellettuale; probabilmente è stato uno dei più brillanti e controversi scrittori della sua epoca. Sebbene il suo nome sia indissolubilmente legato a Arancia Meccanica (A Clockwork Orange, 1962), romanzo distopico che lo ha reso celebre grazie anche all’adattamento cinematografico di Stanley Kubrick del 1971, Burgess è stato molto più di un narratore di fantascienza. Con oltre trenta romanzi, venticinque saggi, due volumi di autobiografia, tre sinfonie, più di 250 composizioni musicali, traduzioni, sceneggiature e migliaia di articoli, la sua produzione testimonia una versatilità rara, un’energia creativa che attraversa generi e discipline con una padronanza straordinaria. Questa monografia esplora la vita, le opere e l’eredità di Burgess, con un’attenzione particolare al suo capolavoro più noto, Arancia Meccanica, ma senza trascurare la vastità di un corpus che merita di essere riscoperto. Burgess nasce in un sobborgo operaio di Manchester, Harpurhey, in una famiglia cattolica di origini irlandesi. La madre, Elizabeth, muore di influenza spagnola nel 1918, quando lui ha solo un anno, e il padre, Joseph, un contabile e musicista dilettante, lo cresce con l’aiuto di una zia. Questo trauma precoce segna la sensibilità di Burgess, che trova rifugio nella musica e nei libri. Autodidatta al pianoforte e al violino, studia composizione e sviluppa un amore per la letteratura che lo porta a laurearsi in Letteratura Inglese all’Università di Manchester nel 1940. Tuttavia, la sua carriera musicale – che considerava la sua vera vocazione – non decolla, e Burgess si definirà spesso “un compositore fallito che si è dato alla scrittura” (The Paris Review, 1973).

Durante la Seconda Guerra Mondiale, presta servizio nell’esercito britannico, un’esperienza che lo espone alla violenza e al caos che torneranno nelle sue opere. Dopo la guerra, lavora come insegnante e, dal 1954 al 1959, come funzionario coloniale in Malesia e Borneo. È in questi anni che inizia a scrivere, ispirato dalla complessità delle culture locali. La trilogia malese (The Long Day Wanes, 1956-1959) – composta da Time for a Tiger, The Enemy in the Blanket e Beds in the East – nasce da questa esperienza, offrendo un ritratto ironico e malinconico del tramonto dell’impero britannico. Nel 1959, un presunto tumore al cervello (poi rivelatosi una diagnosi errata) lo spinge a dedicarsi alla scrittura a tempo pieno: “Mi diedero un anno di vita, e io scrissi cinque romanzi e mezzo,” ricorda in Little Wilson and Big God (1987), il primo volume della sua autobiografia. Tornato in Inghilterra, Burgess si stabilisce come autore prolifico, vivendo poi in Malta, Italia, Monaco e Stati Uniti. La sua vita nomade riflette un’irrequietezza intellettuale che permea la sua opera: ogni luogo diventa materiale per la sua immaginazione, ogni cultura un’occasione per sperimentare. Muore a Londra il 22 novembre 1993, lasciando un’eredità che spazia dalla distopia alla commedia, dalla critica letteraria alla musica classica.

Arancia Meccanica – Storia di un capolavoro divisivo e distopico

Arancia Meccanica, pubblicato nel 1962, è il vertice della carriera di Burgess e uno dei romanzi più influenti del Novecento. Ambientato in un futuro distopico non specificato, il libro segue le vicende di Alex, un adolescente carismatico e brutale che guida una banda di “drughi” in scorribande notturne fatte di rapine, stupri e ultraviolenza. Catturato dopo un omicidio, Alex viene sottoposto alla “Tecnica Ludovico”, un trattamento di condizionamento che lo priva della capacità di compiere il male, ma anche del libero arbitrio. “La bontà viene da dentro,” scrive Burgess. “È qualcosa che si sceglie” (A Clockwork Orange, 1962). Questo dilemma morale – meglio un uomo libero di scegliere il male o un automa costretto al bene? – è il cuore del romanzo. L’originalità di Arancia Meccanica risiede nel linguaggio: il “nadsat”, un gergo inventato che mescola slang inglese, termini russi (golova per “testa”, bog per “Dio”) e neologismi. Come spiega Burgess in un’intervista a The Paris Review (1973), “il nadsat è un esperimento linguistico per alienare il lettore e farlo entrare nella mente di Alex.” Questo idioma riflette il conflitto tra cultura e istinto, tra l’educazione imposta e la ribellione giovanile, un tema che Burgess esplora con ironia e profondità. Il titolo stesso, ispirato a un’espressione cockney (“as queer as a clockwork orange”, “strano come un’arancia meccanica”) e alla parola malese “orang” (uomo), suggerisce l’ossimoro di un’umanità ridotta a meccanismo. Il romanzo si divide in tre parti: la prima mostra la violenza sfrenata di Alex, la seconda il suo “trattamento” in carcere, la terza il suo ritorno a una società che lo respinge. L’edizione britannica include un ventunesimo capitolo, assente in quella americana e nel film di Kubrick, in cui Alex matura e abbandona la violenza. “Volevo mostrare una possibilità di redenzione,” dirà Burgess, lamentando che questa conclusione fosse spesso ignorata (The Paris Review, 1973).

L’Adattamento di Stanley Kubrick del 1971

Nel 1971, Stanley Kubrick porta Arancia Meccanica sul grande schermo, trasformandolo in un’icona culturale. Il film, con Malcolm McDowell nel ruolo di Alex, amplifica il grottesco e il surreale del romanzo, usando una regia stilizzata e una colonna sonora che alterna Beethoven a sintetizzatori di Wendy Carlos. Kubrick mantiene il nadsat, ma elimina il capitolo finale, concludendo con Alex che, guarito dalla Tecnica Ludovico, sogna di tornare alla violenza: “Ero guarito, proprio così,” dice con un ghigno. Questa scelta, che Burgess criticherà aspramente, sposta il focus dal riscatto alla celebrazione ambigua della ribellione. Il film accentua l’aspetto visivo: le maschere bianche dei drughi, i costumi futuristici, le coreografie delle violenze. La colonna sonora – con la Nona Sinfonia di Beethoven che accompagna le atrocità di Alex – crea un contrasto disturbante che riflette il gusto di Burgess per la musica come espressione dell’anima, ma lo reinterpreta in chiave più cinica. “Kubrick ha fatto un film diverso dal mio libro,” dirà Burgess. “Ha reso Alex un eroe, mentre io lo vedevo come un peccatore” (The Paris Review, 1973). Nonostante le divergenze, il film amplifica la fama del romanzo, portandolo a un pubblico globale, ma Burgess si sentirà sempre oscurato dalla sua versione cinematografica.

La produzione letteraria di Burgess

Ridurre Burgess a Arancia Meccanica sarebbe un’ingiustizia. La sua produzione letteraria è vastissima e variegata. La trilogia malese offre una satira acuta del colonialismo, mentre il ciclo di Enderby (Inside Mr. Enderby, 1963; Enderby Outside, 1968; The Clockwork Testament, 1974; Enderby’s Dark Lady, 1984) segue le disavventure di un poeta comico e anticonformista, un alter ego dell’autore. Earthly Powers (1980), finalista al Booker Prize, è un romanzo epico che esplora il rapporto tra religione, potere e sessualità attraverso la vita di uno scrittore omosessuale e un prete destinato alla santità. Considerato da molti il suo capolavoro, dimostra la capacità di Burgess di affrontare temi universali con erudizione e ironia. Burgess eccelle anche nella sperimentazione. Napoleon Symphony (1974) struttura un romanzo su Napoleone seguendo la forma della Sinfonia Eroica di Beethoven, mentre Nothing Like the Sun (1964) reinventa la vita amorosa di Shakespeare con uno stile elisabettiano. Come critico, scrive saggi su Joyce (Here Comes Everybody, 1965) e traduzioni di classici come Cyrano de Bergerac e Edipo Re.

Notizie dalla fine del mondo: un'opera complessa e visionaria

Notizie dalla fine del mondo (The End of the World News), pubblicato nel 1982, è un romanzo ambizioso che riflette la vena sperimentale e intellettuale di Burgess. L'opera è strutturata in tre narrazioni separate ma interconnesse: un musical biografico su Sigmund Freud, un racconto di fantascienza ambientato in un futuro apocalittico e una cronaca della Rivoluzione russa. Questa struttura unica consente a Burgess di esplorare una vasta gamma di temi, dalla psicoanalisi alla politica, dalla storia alla religione. Il segmento fantascientifico è particolarmente rilevante. Ambientato in un futuro in cui la Terra è minacciata dalla collisione con una cometa, il racconto segue un gruppo di scienziati e intellettuali che cercano di salvare l'umanità attraverso un piano audace e visionario. Questo scenario apocalittico serve da metafora per le ansie contemporanee riguardo alla sopravvivenza del pianeta, al progresso tecnologico e ai dilemmi etici associati alla scienza. La narrazione su Freud, invece, è presentata come un musical teatrale, con canzoni e dialoghi che mettono in luce il genio del padre della psicoanalisi ma anche le sue contraddizioni e fragilità umane. 

Attraverso questo approccio, Burgess dimostra la sua maestria nel fondere diversi generi e linguaggi, creando un'opera che è al contempo profondamente intellettuale e sorprendentemente accessibile. Infine, la parte dedicata alla Rivoluzione russa è narrata con un tono quasi giornalistico, offrendo un'analisi critica degli eventi storici e delle loro implicazioni per il mondo moderno. Burgess utilizza questo segmento per riflettere sulle dinamiche del potere, sulla natura della rivoluzione e sul ruolo dell'individuo nella storia. Notizie dalla fine del mondo è un'opera che sfida le convenzioni narrative e invita il lettore a riflettere su temi complessi e interconnessi. Nonostante la sua struttura frammentaria, il romanzo riesce a mantenere una coerenza tematica, grazie alla visione unificante di Burgess e alla sua capacità di intrecciare storie diverse in un unico affresco letterario.  

Temi e Filosofia - Il libero arbitrio, la natura umana

Al centro dell’opera di Burgess c’è una tensione filosofica: il conflitto tra libero arbitrio e determinismo, tra bene e male innati. Influenzato dal cattolicesimo della sua infanzia e dal pensiero di Sant’Agostino, Burgess crede che l’uomo sia intrinsecamente peccatore, ma che la libertà di scegliere il peccato sia ciò che lo rende umano. “Se un uomo non può scegliere, cessa di essere un uomo,” scrive in A Clockwork Orange. Questo tema si ritrova in The Wanting Seed (1962), una distopia sulla sovrappopolazione, e in Tremor of Intent (1966), una parodia di James Bond con riflessioni teologiche. Burgess critica anche la società moderna: il consumismo, la burocrazia, l’omogeneità culturale. La sua sfiducia verso lo stato sociale britannico e la cultura popolare americana emerge in satire come One Hand Clapping (1961) e Honey for the Bears (1963). Eppure, non è un moralista rigido: la sua ironia e il suo umorismo – spesso nero – salvano le sue opere dalla predica, rendendole accessibili e provocatorie. Arancia Meccanica, sia come libro che come film, ha avuto un impatto profondo sulla cultura del XX secolo. Il nadsat è entrato nel lessico popolare, e il personaggio di Alex è diventato un simbolo di ribellione giovanile e ambiguità morale. Tuttavia, il successo del film ha portato guai: in Inghilterra, episodi di violenza ispirati alla pellicola spinsero Kubrick a ritirarlo dalla distribuzione fino al 1999. Burgess, che pure disapprovava questa lettura, fu costretto a difendersi: “Non ho mai inteso glorificare la violenza,” dichiarò (The Paris Review, 1973). 

La sua poliedricità lo ha reso meno noto al grande pubblico rispetto ad autori più “facili” da classificare, ma tra gli studiosi e i lettori appassionati è venerato. Il suo archivio, conservato presso l’International Anthony Burgess Foundation (anthonyburgess.org), rivela un uomo instancabile, un intellettuale che vedeva nella letteratura e nella musica un modo per dare ordine al caos dell’esistenza.

Eredità tutta da riscoprire

Anthony Burgess è stato un autore unico, un esploratore di linguaggi, generi e idee. Arancia Meccanica rimane la sua opera più celebre, un monito sulla fragilità della libertà e sulla complessità della natura umana, ma la sua produzione va oltre: è un mosaico di romanzi, saggi e musiche che sfidano il lettore a pensare, ridere e riflettere. Come disse lui stesso, “la letteratura è il wresting of beauty out of language” (English Literature, 1974), e Burgess ha lottato per questa bellezza con ogni parola e nota che ha creato.

Considerazioni personali sull’autore

Anthony Burgess è un genere di scrittore che sento di consigliare a tutti quelli che amano le storie capaci di scavare nell'anima e nella mente di chi osa provare un senso di empatia, entrando in connessione con il diverso, l'altro, il sovversivo. Per la serie: anche questa è fantascienza d'autore. Anthony Burgess è un compagno di viaggio ideale: un uomo capace di danzare tra il bene e il male, lasciandoci un’eredità che vibra ancora nei solchi del tempo.


Monografia a cura di Dario Greco

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