Credo di aver trasceso (Astral Weeks)


Si spegnerà,

Nell'egoismo di ciò che potevamo essere, ma che per viltà non abbiamo avuto il coraggio di essere,

Si spegnerà,

In una guarigione che abbiamo desiderato senza soffrire, senza provare dolore, solo schioccando le dita, come per magia.

Deve esserci ancora qualcosa da vedere, oltre il muro, oltre il dolore e il nostro sentire. Quanto disagio, frustrazione, notti insonne ci sono state e ci saranno ancora per concepire qualcosa di veramente importante, qualcosa di selvaggio che abbia valore, peso, durata. Per consegnare alla morte una goccia di splendore. Per consacrare la nostra esistenza e renderla almeno per un giorno, per qualche istante, meritevole di essere vissuta. Quanta passione sprecata invano, perché da queste strade si levi una melodia, emerga un canto, una ridda, qualcosa di poetico. Possiamo accendere una luce e pregare di non farla spegnere, per non gridare alle tenebre, per preservare la parte migliore dei nostri angeli, ma anche la peggiore, la più spregevole, dei nostri demoni. Di mostruosi pensieri e trombe del giudizio universale che stanno suonando (lasciale andare), che stanno impazzando (lascia che dicano ciò che sentono), ma non mi sento ancora pronto per il mio ultimo canto di libertà, di speranza. Ora non ho più niente di importante da dire. Non posso consegnare al mondo un messaggio importante. Il messaggio è andato perduto, assieme alla battaglia. Sento un tuono provenire dalla montagna, ho sentito una voce, elevarsi dal deserto della nostra anima. Non è tempo per chiedere perdono, né per cercare riparo dalla tempesta. È tempo di bruciare, come candele romane in questa sempiterna notte. C'è ancora tempo per la tenerezza, c'è tempo per il dolore, per il pianto.

Sarà forse una canzone di Van Morrison sulla guarigione, un grido di un indomito ribelle, ci apparirà come un fratello perduto, dimenticato, in una notte dove nemmeno una stella avrà il coraggio di mostrarsi. Dove anche il ruggito della lepre e lo scatto della volpe non si paleseranno, dove non resterà altro che arrendersi, consegnare le nostre logore armi, dove faremo ammenda per riconoscere che abbiamo fallito, una volta per sempre. Ancora una volta, sempre. Nessuna messa in scena, nessuna cerimonia da tramandare. Soltanto per poter dire: - Non sono stato quello che sognavo. Ho tradito ogni ideale, ogni compagno d'arme, ogni sorella di Luna.

E sì, in cuor mio io credo di aver trasceso: deve esserci ancora qualcosa da vedere, oltre il muro, oltre il dolore e il nostro sentire. Non resta molto, oltre questa fiaccola che diventa sempre più debole, inconsistente, fino a spegnersi.

Si spegnerà,

Nell'egoismo di ciò che potevamo essere, ma che per viltà non abbiamo avuto il coraggio di essere,

Si spegnerà,

In una guarigione che abbiamo desiderato senza soffrire, senza provare dolore, solo schioccando le dita, come per magia.

Ma le battaglie e le guerre non sono state vinte da nessun esercito, senza sprecare un po' sangue, senza dare via qualcosa di importante. abbiamo dovuto rinunciare prima di tutto a noi stessi, poi alle cose più preziose e rare. Il vero problema è che la nostra civiltà è già arrivata al punto di non ritorno, più volte abbiamo raccolto e riutilizzato il nastro. Credo di aver trasceso.

Si spegnerà,

Nell'egoismo di ciò che potevamo essere, ma che per viltà non abbiamo avuto il coraggio di essere,

Si spegnerà,

In una guarigione che abbiamo desiderato senza soffrire, senza provare dolore, solo schioccando le dita, come per magia.

C'era solo una promessa, una consegna da tenere, ma non ci siamo riusciti. siamo rimasti nel nostro giaciglio, a riposare, ad attendere una chiamata che non è mai giunta. e la guarigione non ha avuto inizio, non per mancanza di fede cieca o di speme. Perché era toppo tardi, per vivere, per morire e per tentare di risolvere, per cercare una cura. La cura a quello che potevamo essere e non siamo stati. E allora adesso anche se è troppo tardi e la mia civiltà non avrà futuro, tu giovane rammenta quello che c'è stato, quello che poteva essere. Credo di aver trasceso, io credo che ci sia ancora qualcosa da vedere, oltre il muro, oltre il dolore e il nostro sentire. perché un pianoforte e una piccola orchestra suonerà ancora una volta un piccolo pezzo di gioia e speranza, perciò non ascoltare queste parole, di chi si è arreso prima di impugnare il suo scudo focese. Tu alzati, gonfia il petto e tieniti pronto, perché la tua battaglia sta per iniziare, la tromba suonerà ancora oltre il nostro sentire, oltre il morire di questa stanca civiltà.

Deve esserci ancora qualcosa da realizzare, oltre il muro, questo dolore, il nostro sentire. Credo di aver trasceso.


Dario Greco


- DIVAGAZIONI MORRISONIANE -

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