Ascoltare l'autunno con Van Morrison (2015)

Listen to Autumn: ascoltare l'autunno con Van Morrison

 (Scritto nel 2015)

L’autunno è principalmente due cose: contemplazione e conservazione. La contemplazione che ti fa osservare e amare un tramonto in tutti i suoi dettagli di integrità e di perfezione.

L’aria, dopo l’afa e i clamori dell’estate si fa più rarefatta, e in questa atmosfera si purifica. Ernst Jünger dice che in autunno le forme acquistano una plastica maturità , e se la primavera è pittrice, l'autunno è scultore. L’intento di Van Morrison, nella sua contemplativa e dispersiva Autumn Song è di cristallizzare il momento, fare di un atmosfera un percorso cognitivo prima che narrativo ed emozionale. Il suo misticismo è fatto di piccole cose essenziali, un fuoco caldo, castagne arrostite, una pace infinita e sconfinata. Anche il filosofo danese Kierkegaard era un fervente sostenitore della stagione autunnale, ai suoi occhi la più bella perché è il periodo migliore per osservare il cielo.

In autunno tutto ci ricorda il crepuscolo: consapevolezza e conservazione. E la vita degli uomini pare fatta di cicli, di stagioni. Ogni momento è concepito per essere vissuto e assaporato semplicemente per ciò che rappresenta. L’animo atlantico e contemplativo di Van Morrison è capace di farci viaggiare con l’immaginazione, e conoscendolo come uomo di buone letture egli citerebbe a riguardo Yeats e Wordsworth, oppure Eliot e Joyce.

C'è una sorta di fertile tristezza ch'io non voglio evitare, ma che, anzi, cercherò ardentemente. Essa diviene concretamente gioiosa per me perché impedisce alla mia vita di cadere nel banale. Il tordo lancia le sue note serotine dal folto dei pini. Ammiro la moderazione di questo maestro, il suo canto non ha nulla di tumultuoso. Egli eleva una vena di melodia pura e inimitabile, con tutto il cuore, tutta la vita, tutta l'anima sua, e poi tace per dar modo all'ascoltatore e a sé stesso di goderla appieno, e poi un'altra e un'altra ancora, a intervalli regolari. Guardate gli alberi, spogli o fruscianti di brune foglie secche, tranne i sempreverdi, con i germogli chiusi ai piedi delle foglie. Guardate i campi rossastri e appassiti e vani, erbe e carici coi colmi secchi e scoloriti. Questo è il rapporto che ci lega alla natura in questo momento: siamo queste piante. Anche noi ora non abbiamo più sapore, né verde, né colore.

Tornate a casa nella freschezza della notte, poco dopo arriverà qualche amico. Ora non avete voglia di unirvi alla folla: adesso è tempo di ascoltare la canzone d’autunno.

Ovunque un individuo si separa dalla folla per andare per conto suo c'è un bivio, anche se i viandanti che vanno sulla strada maestra potranno solo scorgere un vuoto nella palizzata. La Natura non fa rumore. L'urlo della tempesta, il fruscio della foglia, il picchiettio della pioggia non disturbano, v'è in essi un'armonia essenziale ed inesplorata, sostiene Thoreau nei suoi diari.

Sulle pagine di Rolling Stone, Stephen Holden scriveva, a proposito di Autumn Song, che i suoi dieci minuti sono la perfetta dimostrazione del dono naturale che Van possiede per la creazione di momenti musicali basati sulla meditazione. Procedendo in accumulo con il potere emozionale, sprigionato attraverso un impressionistico flusso di coscienza. Non solo testuale ma anche musicale. Proprio come Bill Evans, il pianista jazz, la musica è elemento essenziale su cui basare la tavolozza delle sensazioni. E’ sorprendente come un musicista 28enne dimostri tanta consapevolezza e capacità di astrazione. Ancora una volta, Van Morrison ci riporta alla mente le sue visioni astrali, anche se in chiave semplificata. Conservazione, memoria, stato d’animo.


Ho scoperto la musica di Van Morrison durante una burrascosa primavera dell’anima. L’ho meglio scandagliata e sviscerata in una rovente estate bucolica di ricerca introspettiva. Ma il momento in cui davvero ho capito, se così si può dire, la sua musica e il suo stato d’animo, è stato durante l’autunno di 13 anni fa. Veedon Fleece, del ’74 è probabilmente uno dei cinque dischi che ho più amato e consumato negli anni. Ascoltare Van Morrison vuol dire, per me, fare i conti con la temperatura emotiva del proprio cuore. Non ci sono strumenti per valutare in maniera più precisa il suo approccio musicale. Chi conosce bene questo autore, sa che la sua produzione migliore è sempre stata legata ad una certa ricerca mistica, spirituale.

I suoi capolavori si chiamano Astral Weeks, Moondance e Into The Music. Tutto quello che il cantautore irlandese ha realizzato dal suo secondo lavoro (Astral Weeks) in poi, fino alla seconda metà degli anni ottanta, è degno di essere ascoltato e valutato con attenzione.

Bisognerebbe chiedere a Lester Bangs, che su Astral Weeks ha scritto probabilmente una delle pagine più importanti dedicata alla musica d’autore. Lungi da me toccare adesso un capolavoro simile. Quelle sono otto canzoni con un carattere così intimo che, a tratti, hai paura di ferirle se le ascolti troppo, come scrive giustamente Carlo Nalli. Un disco fondamentale che ha segnato una generazione e creato uno standard per molti cantautori che sono venuti dopo; assieme al lavoro di Tim Buckley, è probabilmente il contributo più alto e nobile a quello che poi diventò un genere a parte all’interno del songwriting anglofono.

Ascoltare l’autunno è uno stato d’animo, per Verlaine paragonabile a dei lunghi singhiozzi di violino, che feriscono il cuore con un monotono languore. Si tratta di un “moto” per vivere in modo corretto una dei periodi più intensi e necessarie dell’essere umano. In autunno cadono le foglie e con le foglie anche i capelli. When The Leaves Come Falling Down, canterà sempre Van Morrison nel 1999, diverse stagioni dopo Autumn Song. In Back on Top trova spazio un'altra canzone dedicata all'autunno. Si tratta del brano Golden Autumn Day, memorabile chiusura che avviene attraverso una lunga, ispirata meditazione di sei minuti e mezzo.

Sono stati mentali, che il Nostro è sempre riuscito a sintetizzare e a comprendere. Autumn Song è una canzone lieve, a tratti malinconica, a tratti gaudente. Non si tratta di una malinconia compatta e opaca, ma di un velo di particelle minutissime d'umori e sensazioni, un pulviscolo d'atomi come tutto ciò che costituisce l'ultima sostanza della molteplicità delle cose, per citare Italo Calvino. Un inno pastorale, un canto bucolico e sereno di un uomo che aveva trovato la sua dimensione e il suo karma tra gli elementi essenziali della natura. Quasi un’anticipazione di quello che sarà il suo Bringing it all back home l’anno successivo con Veedon Fleece.

Van Morrison è stato uno dei più grandi cantori in musica dell'autunno. E serve coraggio, tanto romanticismo e tanta cocciutaggine per saper cantare davvero l’autunno, quando si è giovani. E’ un po’ come osservare un tramonto in solitudine, tramortisce e ghermisce, specialmente l’animo inquieto che come il regista inglese John Schlesinger sta scappando via dalla pazza folla.

Ci sono alcune canzoni di Van Morrison che hanno il potere di rigenerare i pensieri, e questo è dovuto anche alla loro struttura melodica e musicale. Autumn Song, ad un ascolto distratto può apparire come un brano banale, fiacco. Eppure quei 10 minuti hanno la forza della leggerezza, che come dice Italo Calvino nelle sue Lezioni Americane va associata con la precisione e la determinazione, non con la vaghezza e l’abbandono al caso.

Nell’agosto del 1973 un 28enne Van Morrison, già maturo e consapevole dava alle stampe Hard Nose the Highway, disco intenso e ispirato, soprattutto nella scrittura, dove spiccano due classici morrisoniani come Warm Love e Wild Children, e dove è possibile sentire la lunga suite di Autumn Song.

Non si è mai arreso Van Morrison nella sua vita. La musica, il misticismo e una ricerca musicale costante lo accompagnano da più di 40 anni. Artista schivo, a tratti burbero, forse solo poco adatto alle luci della ribalta e dello show business, ha sempre preferito il palco come estensione del proprio Io, coltivando una miriade di interessi differenti.

"Io e il mio camino, due vecchi fumatori dalla chioma grigia, abitiamo in campagna. Quando accolgo i miei amici nella stanza sul retro resto in piedi accanto al mio camino, che risulta essere il vero padrone di casa. Non ho niente da obiettare per questo. In presenza dei miei superiori credo di saper stare al mio posto."

(Herman Melville)


Divagazioni Morrisoniane

Un'idea di Dario Greco

(2015)

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